Continua a scendere il costo che lo Stato italiano paga per indebitarsi. Ormai il Tesoro colloca titoli con rendimenti negativi con scadenze fino a tre anni. Questa mattina sono stati venduti in asta Btp a 3 anni per 3,7 miliardi di euro con un rendimento di – 0,14%. E’ il nuovo minimo storico. In sostanza alla scadenza del Btp, nel 2024, chi lo ha comprato si vedrà restituire meno soldi di quanto lo ha pagato. Il comportamento di chi compra non è tuttavia così folle. Si può scommettere su un aumento del valore del titolo nel corso della sua esistenza che permetterebbe di guadagnarci rivendendolo, un po’ come accade abitualmente per le azioni. Oppure, se si prevede che uno scenario deflazionistico riduca i prezzi di oltre lo 0,14%, l’investimento potrebbe comunque alla fine rimanere vantaggioso.

Oggi sono stati collocati anche Btp a 7 anni. Anche in questo caso rendimento al minimo storico: 0,34%. Sui livelli più bassi di sempre anche il Btp decennale il cui rendimento è sceso fino allo 0,67%. Si riduce lo spread, ossia il differenziale di rendimento, sia con i titoli decennali tedeschi (121, ai minimi dall’aprile 2018), sia con quelli spagnoli. Il differenziale con i titoli spagnoli è ora di 52 punti, il più contenuto da aprile 2018. Da giorni il gap rispetto alla Spagna è in progressiva riduzione. Madrid risente infatti delle difficoltà che sta incontrando il Governo e del preoccupante sviluppo dei contagi mentre Roma beneficia della relatività stabilità politica favorita dall’esito delle elezioni regionali e di una diffusione del virus più contenuta che altrove.

Ogni anno il Tesoro italiano colloca sul mercato tra i 300 e i 400 miliardi di euro in titoli di Stato. La spesa per interessi che paghiamo ogni anno sul complesso dei titoli in circolazione (valgono 1.900 miliardi di euro circa) è scesa sotto i 60 miliardi di euro. Man mano che i titoli arrivano a scadenza e vengono rinnovati con nuovi emissioni il beneficio degli attuali, bassissimi tassi è destinato ad aumentare. Si riduce pertanto anche la convenienza di ricorrere a prestiti erogati da altri soggetti (es il Mes da Bruxelles) invece che raccolti direttamente sul mercato.

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