Jesse si trova in Perù da marzo: aveva comprato un biglietto per visitare il sito archeologico proprio il giorno prima che il Paese dichiarasse lo stato di emergenza. La sua situazione ha spinto l'ente turistico locale a permettergli di visitare la città Inca. "È venuto in Perù con un sogno, e noi lo abbiamo realizzato", ha detto il ministro della cultura Neyra
È rimasto nella città di Aguas Calientes per mesi, precisamente dallo scorso marzo, quando la pandemia di coronavirus si era ormai diffusa in tutto il mondo. Lui, Jesse Takayama, insegnante di boxe giapponese di 26 anni, ha atteso sulle pendici delle montagne che si trovano accanto al Macchu Picchu, l’attrazione principale del Perù, chiusa causa covid-19. Chiusa, almeno fino a ora. Perché grazie a una richiesta che Jessie ha fatto a marzo, il Macchu Picchu è stato riaperto, ma solo per lui: “La prima persona a vederlo dopo il lockdown sono io!“, ha scritto sul suo profilo Instagram. Il ragazzo ha ringraziato su Facebook l’ente per il turisimo di Cusco, la città più vicina al Macchu Picchu. Jesse aveva comprato un biglietto per visitare il sito archeologico proprio il giorno prima che il Paese dichiarasse lo stato di emergenza. La sue previsioni erano di restare solo tre giorni in zona ma tra voli cancellati e limitazioni degli spostamenti imposte dal virus, è rimasto mesi. La sua situazione ha spinto l’ente turistico locale a permettergli di visitare la città Inca. “È venuto in Perù con un sogno, e noi lo abbiamo realizzato”, ha detto il ministro della cultura Neyra.