Dopo mesi di stallo per i veti incrociati tra maggioranza e opposizioni, la commissione d'inchiesta che dovrà far luce sulla crisi da coronavirus in Lombardia è finalmente partita. A IlFattoQuotidiano.it parla il presidente, il dem Gian Antonio Girelli, che assicura che "faremo chiarezza sui fatti, a 360 gradi, perché i cittadini devono sapere quello che è successo". Tanti i nodi ancora da sciogliere: se le sedute saranno (in tutto o in parte) pubbliche, se verranno auditi i componenti del governo, a partire dal presidente Giuseppe Conte, e se le vicende giudiziarie che coinvolgono i vertici del Pirellone resteranno sullo sfondo o se, in qualche modo, entreranno nelle pieghe dei lavori
La mancata zona rossa nella Bergamasca, sfumata quando i militari presidiavano già le strade. La gestione delle Rsa, coi malati portati nelle stesse strutture che ospitavano anziani e persone fragili. Ma anche la partita degli acquisti dei dispositivi di protezione individuale, la chiusura dell’ospedale di Alzano Lombardo e la vicenda dell’ospedale Covid costruito alla Fiera di Milano. Sono tanti i fatti su cui la commissione d’inchiesta sull’emergenza coronavirus in Lombardia dovrà fare chiarezza. Ieri, finalmente, dopo quasi sei mesi di lavoro persi tra tensioni, veti incrociati e colpi di scena, c’è stata la prima seduta operativa, con una bozza di programma da discutere presentata dall’ufficio di presidenza a tutti i commissari. I nomi dei futuri auditi ancora non ci sono. Com’è comprensibile, però, Attilio Fontana e Giulio Gallera saranno – visto che amministrano la Regione – in cima alla lista (ed è facile prevedere l’innalzarsi del livello dello scontro politico quando toccherà a loro rispondere alle domande). Più incerta la presenza di Giuseppe Conte e Roberto Speranza, che un ruolo lo hanno senz’altro giocato. C’è tuttavia un punto fermo: “Dobbiamo ai cittadini lombardi una verifica puntuale, a 360 gradi, di quello che è successo. Poi ciascuno tirerà le proprie conclusioni”. Parola del presidente della commissione, Gian Antonio Girelli, del Partito democratico, eletto lo scorso 21 settembre dopo lo stallo al Pirellone che ha bloccato i lavori.
Presidente Girelli, tanto il suo partito quanto il Movimento 5 stelle chiedono che le sedute della commissione d’inchiesta siano aperte al pubblico per una ragione di trasparenza. Sarà così?
“Partiamo da un regolamento che prevede che le sedute siano a porte chiuse, salvo disposizioni diverse adottate dalla commissione stessa. Esistono due visioni contrapposte, che non voglio diventino motivo di scontro. Anche perché, secondo me, il risultato finale cambierebbe di poco. Chi chiede il rispetto del regolamento vuole che le audizioni siano libere da condizionamenti esterni e quindi risultino il più complete possibili. E non voglio pensare che lo faccia per nascondere i risultati. Chi vuole che siano pubbliche potrebbe chiedere, allo stesso tempo, che le audizioni più delicate vengano secretate. Il mio ruolo mi impone di essere super partes. Per questo la mia ambizione è che il nodo tra le due parti si risolva in fretta”.
Quindi, se ho ben capito, il punto d’incontro potrebbe essere il seguente: le audizioni dei politici di peso saranno segrete mentre, per esempio, quelle dei tecnici o dei dirigenti aperte al pubblico?
“Potrebbe darsi il caso opposto. I politici hanno già detto molto e potrebbero accettare il confronto a porte aperte, i tecnici magari no. Ma lunedì supereremo questo scoglio”.
L’ufficio di presidenza oggi (ieri per chi legge, ndr) ha presentato il programma dei lavori a tutti i commissari. Quali sono i temi?
“Tutto ciò che riguarda l’emergenza Covid e che ha visto il coinvolgimento della Regione Lombardia è oggetto dei nostri lavori. Dalle criticità che sono emerse nella prima fase ai rapporti con le istituzioni. I temi sono così vari e complessi che andranno spezzettati”.
Affronterete la gestione delle Rsa, gli acquisti dei dispositivi sanitari, la mancata zona rossa nella Bergamasca, la chiusura anomala dell’ospedale di Alzano Lombardo?
“Ripeto, nella nostra indagine rientrerà tutto quello che ha riguardato la gestione dell’emergenza Covid. Il nostro compito sarà quello di stabilire i fatti, anche quelli che non sono stati chiariti o su cui ancora si sa poco. Ha citato la mancata zona rossa, benissimo. Ci si interrogherà su chi avesse avuto la responsabilità di istituirla. Noi avremo il dovere di fare chiarezza normativa sulle competenze di ciascuna istituzione. In questi mesi c’è stata grande confusione sia tra l’opinione pubblica sia tra chi ricopre cariche istituzionali. Noi vogliamo innanzitutto ristabilire la verità dei fatti. Poi da lì si discute”.
A proposito della gestione dei dispositivi sanitari, c’è anche il caso camici che ha coinvolto il presidente Fontana, che risulta indagato. Affronterete anche questo tema?
“Senza dubbio affronteremo il capitolo che riguarda i piani di emergenza sanitaria, la loro efficacia, il relativo rispetto delle istituzioni e così via. Sono aspetti fondamentali che comporranno il quadro d’insieme. Gli aspetti, invece, che riguardano fatti oggetto di indagine da parte della magistratura non possono rientrare nei nostri lavori. Non abbiamo il potere di svolgere attività istruttoria. In questo senso le persone coinvolte non potrebbero rispondere alle domande in audizione. Sarebbe inutile”.
La vicenda dell’ospedale in Fiera a Milano?
“Va senz’altro ricondotto al quadro d’insieme di cui ho parlato”.
I nomi dei possibili auditi sono stati fatti o è ancora troppo presto?
“Verranno condivisi in un secondo momento, anche su proposta dei commissari”.
È nell’interesse della commissione audire Conte e Speranza? In fondo nella partita sulla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro c’è anche il governo.
“Il mio auspicio è che i commissari capiscano che le audizioni servono per capire come sono andate le cose e non per fare rumore intorno alla commissione. Non è il nome dell’audito a essere importante quanto il contributo che può dare ai nostri lavori”.
La commissione è stata chiesta dai gruppi di opposizione e ha creato parecchi malumori. Il centrodestra ne farebbe volentieri a meno e i mesi e le manovre politiche per partorire la presidenza stanno lì a dimostrarlo. C’è grande attenzione intorno alla commissione e, immaginiamo, grandi pressioni. Sono aspetti che la preoccupano?
“Il tema è particolarmente sentito perché, non lo dimentichiamo, nella nostra regione la pandemia ha strappato migliaia di vite. L’opinione pubblica ci sta guardando, abbiamo una grande responsabilità e per questo il nostro lavoro dev’essere serio. Non va trasformato in una rissa politica. Ci sono appartenenze e idee diverse, ma sono fiducioso che ogni commissario rispetterà il ruolo di ciascuno”.
In maniera piuttosto irrituale la maggioranza ha scelto, oltre al vicepresidente (Mauro Piazza, Forza Italia), anche il segretario (il leghista Marco Mariani, ex sindaco di Monza) che in genere dovrebbe andare alle opposizioni. In sostanza, Girelli, si trova in inferiorità numerica.
“Nel corso della mia esperienza politica ho ricoperto la carica di presidente della commissione Antimafia e, attualmente, sono presidente della commissione Carceri. Ogni commissione, se ci pensa, rispecchia i numeri del Consiglio regionale. In qualche modo mi sono sempre trovato in inferiorità. Ma ho sempre pensato che quando si riveste un ruolo lo si fa cercando di essere il più possibile imparziale. E questo vale anche per i colleghi che fanno parte dell’ufficio di presidenza e che appartengono ai gruppi di maggioranza. Per me non è un ostacolo, dunque, ma un dato di fatto. Non sono preoccupato”.
Mariani, tuttavia, ha dichiarato che la commissione d’inchiesta è inutile. Non è insolito che ora sieda accanto a lei?
“Sono sicuro che Mariani darà il suo contributo in termini di idee e di proposte come tutti gli altri consiglieri”.
Twitter: @albmarzocchi