Il procuratore nazionale Antimafia audito davanti alle Commissioni giustizia e Finanze della Camera, parlando in streaming dal suo ufficio sul piano d’azione per una politica integrata della Unione europea in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo: "Laddove le proprie disponibilità economiche non sono conformi alle entrate, sorge il sospetto, e nei reati di corruzione c'è sempre un soggetto pubblico"
I controlli antiriciclaggio previsti per le persone politicamente esposte estesi anche ai manager di primo livello delle imprese private e agli dirigenti dello Stato. Lo ha proposto il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, durante l’audizione davanti alle Commissioni giustizia e Finanze della Camera, parlando in streaming dal suo ufficio sul piano d’azione per una politica integrata della Unione europea in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo. “Laddove le proprie disponibilità economiche non sono conformi alle entrate, sorge il sospetto, e nei reati di corruzione c’è sempre un soggetto pubblico”, ha sottolineato De Raho. I controlli antiriciclaggio, infatti, confrontano la disponibilità di beni e mezzi e i guadagni professionali.
De Raho ha dato “parere favorevole” al piano d’azione Ue e ha ricordato, citando anche l’azione di Giovanni Falcone nella lotta alla mafia, che “da sempre la Dna è impegnata nel contrasto all’accumulazione di denaro da parte della criminalità organizzata e del terrorismo internazionale” e che le indagini “per essere efficaci devono avere una dimensione transnazionale“. De Raho ha poi definito “molto efficace” la segnalazione di operazioni sospette, “un servizio che è stato ampiamente ristrutturato” e che conta sull’impegno e la cooperazione tra l’Ufficio di informazione finanziaria, la Guardia di finanza, l’Agenzia delle Dogane che possono incrociare le risultanze della banca dati della Dna e anche i registri nazionali delle notizie di reato. Secondo De Raho, “il lavoro sviluppato in questo campo, nel quale si sono rilevate emergenze anche derivanti dalla pandemia Covid, ha dato risultati soddisfacenti anche se il sistema è suscettibile di miglioramento”.
Il numero uno di via Giulia ha poi sottolineato che “la criminalità organizzata si è recata a Malta, in Romania, e in vari altri Paesi Ue” per portare avanti i suoi affari, come le piattaforme online per il gioco d’azzardo, “tocca però all’Europa intervenire a fondo con le procedure di infrazione”. Per De Raho, “sarebbe veramente un passo importante se tutti i Paesi avessero una stessa disciplina, l’Europa dovrebbe sostenere questo cammino. Ci sono Paesi che hanno una disciplina meno rigorosa di quella italiana e non tutti i Paesi Ue mantengono uno stesso livello nel contrasto al riciclaggio ed è vero che la criminalità organizzata proietta i suoi capitali illeciti dove è più facile il reinvestimento, dove è minore il rigore della disciplina”. Il magistrato ha sottolineato, infatti, che “alcune società infatti vengono costituite soli in quelle parti d’Europa” che non sono “paradisi fiscali ma paradisi normativi“.