Niente da fare per Piercamillo Davigo. Il dottor Sottile di Mani Pulite non sarà presidente aggiunto della Cassazione, né verrà risarcito della mancata nomina che secondo una sentenza del Consiglio di Stato gli spettava di diritto. A stabilirlo è stato il Csm, riunito in plenum a Palazzo dei Marescialli, dopo aver studiato attentamente il dossier. Davigo aveva più requisiti per ricoprire quel ruolo rispetto al suo antagonista Domenico Carcano, ma ormai l’incarico è legittimamente occupato dallo scorso luglio da Margherita Cassano. Senza contare che il leader di Autonomia e Indipendenza è alla soglia dei 70 anni: il 21 ottobre scatterà il pensionamento e non c’è più tempo per rimediare al torto che ha subito. Sull’ipotesi di rimanere in servizio al Csm anche dopo quella data (fino al termine dei quattro anni previsti dalla carica), invece, i consiglieri hanno rinviato il voto alla prossima seduta.
La vicenda del mancato incarico alla Suprema corte risale al 21 febbraio 2018, quando il Csm scelse con 18 voti a 1 l’ex capo dell’Ufficio legislativo del ministero Carcano come presidente aggiunto di Cassazione. Davigo, convinto di avere tutte le carte in regola, si rivolse quindi al Consiglio di Stato. I giudici amministrativi gli diedero ragione, annullando la delibera di Palazzo dei Marescialli per due motivi: non solo non erano state adeguatamente motivate le ragioni della prevalenza di Carcano sul pm milanese, ma non si era tenuto conto che il candidato scelto aveva un titolo in meno dell’avversario, in quanto non aveva mai partecipato alle Sezioni Unite della Cassazione.
Il dossier è quindi tornato sul tavolo del Csm, ma dati i tempi contingentati per Davigo non c’è stato nulla da fare. I consiglieri hanno però acconsentito di inserire nel suo fascicolo – come da lui richiesto – la sentenza del Consiglio di Stato che lo ha dichiarato “vincitore del contenzioso per la nomina di presidente aggiunto” della Suprema Corte. La decisione di Palazzo dei Marescialli è stata presa a maggioranza, con quattro astensioni, quella di Stefano Cavanna (laico indicato dalla Lega), di Fulvio Gigliotti (laico indicato da M5s), e quelle di Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, magistrati della stessa corrente dell’ex pm milanese. Per quanto riguarda invece l’eventuale risarcimento da “perdita di chance”, Davigo potrà avviare un iter di ‘rivendicazioni’ retributive e previdenziali rivolgendosi al ministero della Giustizia.