Il Fondo monetario internazionale dà semaforo verde agli Stati: nonostante “gli elevati livelli di debito” legati agli aiuti per Covid, “è importante non ritirare gli stimoli all’economia troppo presto” a livello globale. L’unica avvertenza è che con “l’economia che riapre, mentre l’incertezza resta”, gli aiuti dovrebbero diventare più selettivi, per esempio passando dalla tutela dei vecchi posti di lavoro alla riqualificazione e formazione di nuove competenze. Come fare però per non mettere troppo sotto pressione i conti pubblici? “I governi dovrebbero anche adottare misurare per migliorare la lotta all’evasione fiscale e considerare tasse più alte per i gruppi più ricchi e per le aziende più redditizie. Questo aiuterebbe a pagare per servizi essenziali, come la sanità e le reti di assistenza sociale durante una crisi che ha colpito in modo sproporzionato i segmenti più poveri della società”.
“Nel 2020 i deficit dei governi saliranno a una media del 9% del pil e il debito pubblico globale è previsto avvicinarsi al 100%, un record”, afferma il Fmi nel Fiscal Monitor, sottolineando che a fronte di una ripresa economica e di tassi di interesse bassi e stabili “il debito pubblico globale dovrebbe stabilizzarsi nel 2021, ad eccezione di Cina e Stati Uniti”. Rispetto al 2019 il debito pubblico di Italia, Giappone e Spagna è previsto salire di 30 punti percentuali sul Pil quest’anno e di oltre 20 punti percentuali negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Italia il Fondo stima un debito in aumento al 161,8% quest’anno, rispetto al 134,8% del 2019 e al 158,3% atteso nel 2021. La Spagna arriverà 123%, la Germania al 73,3%, la Francia al 118,7%, il Giappone al 266,2%, il Regno Unito al 108% e gli Stati Uniti al 131,2%.
Tuttavia “questi alti livelli di debito pubblico – prosegue il Fmi – non rappresentano il rischio più immediato. La priorità a breve termine è evitare il ritiro prematuro del sostegno fiscale”. Per il Fondo, il “sostegno dovrebbe persistere, almeno fino al 2021, per sostenere la ripresa e limitare le cicatrici a lungo termine. La salute e l’istruzione dovrebbero essere messe in primo piano ovunque. Le economie con vincoli di bilancio dovrebbero dare la priorità alla protezione dei più vulnerabili ed eliminare le spese dispendiose”.
Insieme a Germania e Regno Unito, l’Italia vanta uno dei livelli più bassi (appena il 17% del totale offerto) nella richiesta dei “prestiti e delle garanzie che, anche attraverso società pubbliche, hanno mirato a fornire liquidità alle imprese a corto di liquidità”. Il Fondo pone l’accento a livello globale sulle “vulnerabilità del debito del settore privato che erano elevate anche prima” della pandemia con un debito non finanziario delle imprese e delle famiglie che “ha registrato una tendenza al rialzo per due decenni, raggiungendo quasi il 150 per cento del Pil nel 2019 e superando notevolmente il debito pubblico nella maggior parte dei paesi del G20”. “La qualità del debito aziendale era già peggiorata in molti paesi anche prima della pandemia” con un debito a livello ‘spazzatura’ a quasi il 50% del debito totale in Cina e negli Stati Uniti e a un livello ancora ancora più alto in Italia e nel Regno Unito. Fattori, questi, che secondo l’Fmi “potrebbero aver limitato le dimensioni e la portata del sostegno del governo alle imprese durante la crisi del Covid-19”.