Cinema

La straordinaria vita di David Copperfield, tra risate e politically incorrect con il Dr House nei panni di Mr Dick

Nei panni di David Copperfield troviamo l’attore di origine indiana Dev Patel e nel caste anche Tilda Swinton con la regia del cineasta scozzese di origine italiana Armando Iannucci

di Anna Maria Pasetti

Charles Dickens era un vero esploratore, quasi un geo/socio/antropologo dei suoi tempi. Era in grado di fotografare la società in cui viveva, i suoi personaggi erano meticolosamente connotati fra le splendide trame dei suoi romanzi, lontani dall’essere figurine. Nessuno l’ha fatto bene come lui finché non è arrivato… il regista Armando Iannucci, il nostro nuovo Dickens!”. Non può mancare di ironia Hugh Laurie, istrionico attore, scrittore, musicista inglese – e da noi chiaramente noto anche come Dr House – che nello spumeggiante La straordinaria vita di David Copperfield veste i panni di Mr Dick.È lui che celebra il cineasta scozzese di origini italiane Armando Iannucci (Morto uno Stalin se ne fa un altro, ma anche la serie tv Veep) riuscito nell’impresa di riportare l’ottavo romanzo di Dickens sul grande schermo, che dal 16 ottobre sarà anche nelle sale italiane. E l’ha fatto nella forma di brillante e cinetica commedia corale, a tratti ai limiti dello slapstick, “perché quello era l’umorismo dickensiano, purtroppo tutti gli adattamenti finora realizzati di David Copperfield esibiscono troppa deferenza verso il libro, mentre noi volevamo averla esclusivamente verso lo spirito del testo, così ricco di creatività e immaginazione”.

Dunque largo alle risate suscitate dall’irriverenza plateale, dal politically incorrect nei confronti dell’Autore a favore di una correttezza politica verso il cuore del suo discorso, da sempre attento a denunciare ingiustizie umane e sociali. Per questo non deve stupire più di tanto se nei panni di David Copperfield troviamo l’attore di origine indiana Dev Patel, mentre in quelli di Agnes l’interprete britannica di colore Rosalind Eleazar: “La multietnicità è oggi naturale, io non l’ho neppure premeditata, volevo semplicemente i migliori per ciascun ruolo, e per quanto riguarda Dev non avevo un piano B se non avesse accettato”. Scritto con Simon Blackwell (tra i creatori di Succession, ma anche sodale collaboratore di Iannucci), l’adattamento al più autobiografico romanzo di Dickens (e da lui il più amato) vibra di caratteri vivacissimi, in un moto perenne di battute, incontri/scontri, corse/inseguimenti nella frenesia della Rivoluzione Industriale, ma anche poetici passaggi nel tempo e nello spazio creati dalla magia del cinema, e riesce per questo a dialogare con il grande pubblico (“il nostro pubblico sono le famiglie, non è un film per bambini ma anche i bambini possono apprezzarlo”) sottolinea il regista a cui Laurie aggiunge “credo il cinema debba essere responsabile di raccontare storie il più ampio e accomunante possibile, in cui tutti si possono identificare senza concentrarsi sul particolare”.

Accanto al famoso attore, che si è tanto divertito come tenerissimo Mr Dick fra “capelli buffi e aquiloni surreali” e a Dev Patel, compaiono alcune star britanniche di grande risonanza internazionale, da Tilda Swinton (nei panni della buffa prozia Betzy Trotwood) a Ben Whishaw (è il perfido Uriah Heep) e Gwendoline Christie (la severa Jane Murdstone) e un numero altissimo (oltre 50 attori parlanti!) di performer magari da noi sconosciuti ma assolutamente di primo livello nel teatro nazionale. Perché a un’opera di Dickens tutti vogliono partecipare, il suo sguardo è oltre lo spazio, il tempo, le mode, esattamente ciò che intendiamo quando parliamo di un classico. E David Copperfield è un classico fra i classici. Non a caso si legge fra le pagine di questo capolavoro di narrativa uscito fra il 1849 e 1850: “La narrativa è molto più che semplice finzione: è, in effetti, memoria scritta”.

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