Il direttore generale Welfare, Marco Trivelli: "Servono molti più posti per sub acuti, scenario diverso da marzo-aprile". Gallera: "Attivati 155o posti, di cui 150 in terapia intensiva". Esplosione di nuovi positivi soprattutto a Milano: 504 in un giorno. Il virologo Pregliasco porta sul tavolo l'ipotesi di chiudere il capoluogo. Il governatore: "Guarderemo i dati e faremo le valutazioni"
La Lombardia registra un’esplosione di nuovi contagi da coronavirus: 1.844 in un solo giorno (ieri erano 1080), con 29.048 tamponi effettuati. Boom di positivi, in particolare, nella provincia di Milano: 1.032 casi, di cui 504 solo nel capoluogo. L’ipotesi di un lockdown diventa un tema. Ne ha parlato il virologo Fabrizio Pregliasco e il governatore Attilio Fontana ha spiegato: “Non abbiamo assunto né preso alcuna valutazione, dobbiamo ascoltare quello che dirà il Cts, quelli che saranno i nuovi numeri e poi fare delle valutazioni“. Il presente dice che i morti sono 17, mentre aumentano i ricoveri: +2 in terapia intensiva e +99 negli altri reparti. Le ospedalizzazioni stanno “crescendo rapidamente”, ammette il direttore generale Welfare, Marco Trivelli. La preoccupazione riguarda non le terapie intensive, ma i reparti di media-bassa intensità. Perciò la Regione sta lavorando per rendere disponibili “molti più posti per sub acuti”. Una delibera è in cantiere per “aprire mille nuovi letti per ricoveri extra ospedalieri”, annuncia Trivelli. Intanto Antonio Pesenti, coordinatore dell’Unità di crisi della Regione per le terapie intensive, rassicura: “Siamo pronti a riaprire l’ospedale costruito in Fiera“.
“L’evoluzione epidemiologica di questi ultimi giorni ha determinato l’attuazione completa della prima fase del Piano Ospedaliero Regionale, che prevede la disponibilità di 1.550 posti Covid nei 18 ospedali HUB: 150 posti di terapia intensiva, 400 di sorveglianza sub intensiva e 1.000 posti letto nei reparti”, comunica l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, al termine della riunione con le direzioni strategiche delle Asst, Irccs e Ats. “Il piano prevede inoltre la possibilità di riattivare ulteriori 300 posti letto Covid nelle strutture dotate di reparti di pneumologia – aggiunge Gallera – e la definizione di aree per l’isolamento dei pazienti asintomatici che necessitano di sorveglianza, negli altri presidi”. Inoltre “è stata definita anche l’organizzazione operativa degli ospedali nella Fiera di Milano e di Bergamo, il cui funzionamento partirà dopo il 150esimo ricovero nelle terapie intensive regionali. Essi rappresentano un supporto essenziale per gli ospedali lombardi nel delicato equilibrio fra la cura di pazienti Covid e di quelli affetti da altre patologie“.
Il presidente della Regione Attilio Fontana ha avuto oggi un vertice con il prefetto di Milano Renato Saccone sulle nuove possibili misure da adottare, anche perché l’ordinanza regionale sta per scadere. Il governatore non esclude ad esempio di “differenziare l’orario di inizio delle attività scolastiche“. Su un lockdown che riguarda la città di Milano Fontana ha poi spiegato: “Non possiamo assolutamente prevedere nulla. Non siamo in grado di rispondere, dovremo ascoltare i tecnici e le valutazioni che ci faranno”. Poi ha sottolineato: “Al momento non è assolutamente nelle nostre idee e nei progetti, non è previsto alcun tipo di lockdown”. L’evoluzione del contagio viene guardata con attenzione: “Il confronto con il nostro Cts regionale è diventato costante – conferma Trivelli – la Regione può pensare di proporre misure più restrittive rispetto al Dpcm, vedremo se bisogna fare qualcosa”. I temi caldi, oltre agli orari differenziati per l’ingresso nelle scuole, sono la possibilità di “anticipare la chiusura di alcuni esercizi pubblici, incentivare lo smart working e riuscire a limitare ancora per qualche settimana gli spostamenti“.
La metropoli preoccupa anche Trivelli: “Milano era rimasta fuori dal pericolo nella cosiddetta ‘fase 1’ dell’epidemia, ma la sua densità abitativa facilita il contagio“, spiega il dg Welfare. E il virologo Fabrizio Pregliasco ha ipotizzato un lockdown nel capoluogo lombardo: “Potrebbe essere possibile. Immaginiamolo come scenario. Lo ha fatto Boris Johnson in Inghilterra per le principali città, ma anche la Francia lo sta immaginando. Purtroppo non vedo perché noi dovremmo essere esentati“, ha detto in un’intervista a Radio Popolare. Il direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano ha poi aggiunto: “Bisogna immaginarlo e pianificarlo, prendere interventi minori e avere soprattutto capacità di ridurre tutto ciò che è un contatto inutile, che in questo periodo va davvero posposto a periodi migliori”, aggiunge. Alla domanda se fosse necessario fare misure più restrittive per la città, “bisogna vedere l’evoluzione di questi giorni, di questo weekend e da lì decidere il da farsi“.
Mettere un freno alla crescita dei nuovi casi è più che mai urgente: secondo Emanuele Catena, direttore della terapia intensiva del Sacco di Milano, “se immaginiamo di proiettare questo trend nei prossimi giorni, la situazione potrebbe diventare esplosiva“. “La situazione è sicuramente molto delicata“, conferma all’Adnkronos Salute il dg del Welfare regionale Trivelli, ma “ci troviamo di fronte a uno scenario diverso da quello di marzo-aprile“. Nei mesi dello ‘tsunami Covid’, quelli della prima emergenza sanitaria fronteggiata in Italia, a preoccupare erano la crescita esponenziale delle terapie intensive. E i piani che erano stati predisposti dopo la Fase 1, sia a livello regionale che a livello governativo, “erano stati pensati sulla falsariga di quello che era accaduto a marzo. Quindi bisogna rimodulare la strategia” per rispondere a un quadro differente, spiega Trivelli.
Per questo Palazzo Lombardia lavora su quelle che si chiamano ‘degenze di comunità’, cure intermedie: sono letti a più alta assistenza infermieristica. La Regione mette in campo le risorse per aprire questi letti e “le nostre Ats stanno già sondando le disponibilità”, evidenzia Trivelli. Il contesto in cui potrebbero aprire “può essere sia ospedaliero che in strutture per sub acuti”. Si andrà a cercare “dove ci sono magari posti aggiuntivi non ancora messi a contatto o in strutture non pienamente utilizzate“. “In questo momento quello che ci preme è potenziare i letti. Speriamo che anche i medici di medicina generale siano più solerti, oggi la situazione dei dispositivi di protezione individuale è diversa e il loro ruolo è cruciale per intercettare i casi il prima possibile”, conclude Trivelli.
L’attenzione resta alta anche per la terapia intensiva: in Lombardia sono 150 i posti letto previsti nei vari hub destinati a ricevere i malati di Covid. Se si dovessero riempire tutti, “il progetto della Regione è di riaprire l’ospedale della Fiera di Milano”, spiega all’Ansa Pesenti, coordinatore dell’Unità di crisi della Regione per le terapie intensive. Attualmente in regione sono 64 i pazienti in terapia intensiva. Al momento sono attivi 10 hub, ma se ne potranno attivare progressivamente altri 7-8.