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Come distinguere il raffreddore dal Covid-19: dai sintomi alle modalità di contagio

La famiglia dei Rhinovirus e dei Picornavirus rappresentano la principale fonte di trasmissione del raffreddore. E non è detto che sia il Coronavirus

di Vita&Salute per il Fatto

Con l’arrivo dei primi freddi invernali fa la sua comparsa l’infezione più comune delle vie respiratorie: il raffreddore. Starnuti, naso chiuso, congestione e mal di gola sono i tipici sintomi di questa infezione stagionale. La famiglia dei Rhinovirus e dei Picornavirus rappresentano la principale fonte di trasmissione del raffreddore. E non è detto che sia il Coronavirus. Ecco come distinguerli.

Il contagio – Anche se la modalità con cui si trasmette il raffreddore vi ricorderà un’altra ben più temuta, proprio quella del Covid-19. Si trasmette infatti con il contatto accidentale con le secrezioni nasali di una persona infetta emesse con starnuti per via aerea o con residui di muco che permangono sulle mani. È facile quindi contrarre il raffreddore frequentando il posto di lavoro, la scuola, gli uffici o i mezzi pubblici. E anche in questo caso, una corretta igiene delle mani con l’impiego di gel disinfettanti, in assenza di acqua e sapone, è un ottimo strumento di prevenzione da adottare soprattutto per i più piccoli.

La sua carta di identità – Il raffreddore ha un periodo di incubazione molto breve, rispetto ad altre infezioni, della durata di circa due giorni. I sintomi, invece, permangono in media 7-10 giorni. La sintomatologia può evolversi nel corso dell’infezione. Per esempio, le secrezioni nasali, inizialmente chiare, diventano progressivamente sempre più giallastre a causa dell’incremento di muco prodotto dalle mucose nasali. Anche la faringodinia (sensazione di raschiamento alla gola) può andare incontro a un’esacerbazione durante i giorni di infezione con possibile estensione dell’infiammazione alla gola. L’infezione da raffreddore non è un’infezione sistemica ma interessa localmente le prime vie respiratorie; per questo motivo in genere non è caratterizzata da febbre, a differenza di quanto accade per l’influenza.

Ginseng per la prevenzione – Per combattere i fastidiosi sintomi del raffreddore possiamo contare sulle preziose risorse che la natura ci offre. Diverse piante hanno dimostrato di avere un’azione coadiuvante contro il virus del raffreddore, tra queste troviamo il ginseng (Panax ginseng) che ha ottenuto recenti conferme scientifiche. È una pianta originaria della Cina, appartenente alla famiglia botanica delle Araliaceae con un contenuto elevato di ginsenosidi, polisaccaridi, vitamine del gruppo B e fitosteroli. I ginsenosidi contenuti nelle radici del ginseng costituiscono gli elementi con maggiori proprietà fitoterapiche. Un recente studio scientifico (metanalisi), condotto dall’università di Firenze, ha individuato nel ginseng un valido alleato contro il raffreddore stagionale. Il risultato della ricerca ha evidenziato l’efficacia del ginseng, rispetto al placebo, nella prevenzione delle infezioni stagionali delle alte vie respiratorie come il raffreddore. L’assunzione costante dell’estratto di radice di ginseng, per un periodo di 8-16 settimane, può infatti ridurre l’incidenza del raffreddore e diminuire la durata dei sintomi di circa tre giorni.

Mucolitici e immunostimolanti per trattare i sintomi – Per alleviare l’impatto dei sintomi del raffreddore abbiamo a disposizione altre piante officinali dall’azione mucolitica e immunostimolante. Ecco qualche esempio:

– Il marrubio (Marrubium vulgare) è una pianta officinale diffusa soprattutto nei Paesi mediterranei, tradizionalmente utilizzata per le sue proprietà anticatarrali. Le sommità fiorite del marrubio sono ricche di un olio essenziale e terpeni dotati di attività mucolitica. La modalità di assunzione consigliata sono infusi o decotti di marrubio preparati con 2 cucchiaini di tè di fiori essiccati. Una buona tazza calda di tisana di marrubio, addolcita con un cucchino di miele, aiuta a espellere l’eccesso di muco.

– Un’altra erba medicinale con proprietà mucolitiche è il verbasco (Verbascum thapsus) usata nella medicina popolare per contrastare la flogosi tipica delle prime vie respiratorie durante il raffreddore. Nei fiori di verbasco possiamo trovare glicosidi, saponine e mucillagini responsabili dell’azione benefica sulla mucosa respiratoria.

– L’echinacea (Echinacea purpurea) è la pianta medicinale che vanta il maggior numero di studi scientifici per la sua azione immunostimolante. Originaria dell’America del nord, contiene polisaccaridi, denominati echinacosidi, con proprietà antivirali e stimolanti del sistema immunitario, e un olio essenziale ad attività antibatterica. I meccanismi attraverso cui l’echinacea promuove la stimolazione del sistema immunitario sono molteplici e sono stati individuati grazie a diversi studi condotti negli ultimi vent’anni. I polisaccaridi dell’echinacea favoriscono l’aumento della fagocitosi, processo attraverso il quale alcune tipologie di globuli bianchi eliminano i virus che penetrano nel nostro organismo. Grazie agli echinacosidi si osserva inoltre un incremento del numero di cellule natural killer, i difensori del nostro organismo. Possiamo assumere l’echinacea con diverse preparazioni fitoterapiche, come l’infuso. Ma la migliore è certamente l’estratto secco contenuto titolato e standardizzato racchiuso in capsule che garantisce la presenza di una precisa quantità di principi attivi della pianta.

– Il tè verde (Camellia sinesis) non è solo la pianta più utilizzata per la preparazione di infusi per riscaldare le fredde giornate invernali, ma anche un valido aiuto contro i virus del raffreddore. I polifenoli presenti nelle foglie del tè verde sono stati più volte oggetto di diversi studi scientifici che ne confermano i benefici contro i disturbi da raffreddamento. Le catechine sarebbero infatti in grado di aiutare il nostro sistema immunitario a far fronte all’infezione virale limitando la rapida diffusione delle particelle virali nelle nostre vie respiratorie. Il modo migliore per assumere il tè verde come coadiuvante contro il raffreddore è l’estratto secco racchiuso in capsule o compresse spesso unito ad altre piante dall’azione antimicrobica.

Le regole d’oro
1. La cura dell’igiene delle mani, terreno fertile per trasmissione virale, ed evitare di riutilizzare molte volte lo stesso fazzoletto aiutano senz’altro a limitare la diffusione delle particelle virali nell’ambiente circostante. Nello specifico è fondamentale curare l’igiene delle mani dei bambini per prevenire un eventuale contagio. Anche una corretta areazione degli ambienti, soprattutto di quelli di casa, permette di limitare la permanenza di eventuali particelle virali nell’aria.

2. Attenzione agli sbalzi di temperatura. L’eccessivo riscaldamento degli ambienti di casa facilita gli sbalzi di temperatura causando una rapida congestione delle mucose nasali e orali. Una temperatura compresa tra 20 e 22°C è ottimale per le stanze di casa.

3. Occhio ai primi sintomi. La comparsa dei primi starnuti con un incremento di muco rappresentano i primi sintomi del raffreddore. Agire tempestivamente ci permette di “giocare d’anticipo” contro il virus e ridurre le probabilità di una rapida espansione dell’infezione.

4. La costanza aiuta. Un’efficace strategia preventiva antiraffreddore deve certamente iniziare qualche settimana prima dell’inizio della stagione invernale. L’assunzione di piante medicinali in forma di integratori riesce a esplicare i suoi effetti terapeutici a lungo termine. Meglio programmare una graduale assunzione di erbe officinali già all’inizio dell’autunno per dare il tempo al nostro sistema immunitario di rafforzarsi e agire.

Di Michela Clemente – Vita&Salute per il Fatto Quotidiano

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