di Marta Giuliani
Nei giorni scorsi sono stati raggiunti due importanti traguardi in tema di contraccezione e salute sessuale. Il primo riguarda la firma del viceministro Pierpaolo Sileri al provvedimento con cui viene eliminata l’autorizzazione preventiva da parte del Ministero della Salute per la pubblicità dei profilattici. In Italia il condom è classificato nell’elenco dei dispositivi medici e, come tale – fino ad oggi – soggetto ad un regime autorizzativo per la sua pubblicità.
Ma come si legge nelle interrogazioni parlamentari presentate dagli onorevoli Gilda Sportiello e Riccardo Magi (promotori di questo cambiamento), il preservativo si distingue dagli altri Dm per natura, modalità di utilizzo e valore in termini di prevenzione sociale e sanitaria.
Pochi giorni dopo è arrivata un’altra rilevante notizia, questa volta in merito alla contraccezione d’emergenza. L’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) ha modificato il regime di fornitura del medicinale “EllaOne” (Ulipristal) – comunemente conosciuto con il nome di “pillola dei 5 giorni dopo” – per le pazienti di età inferiore ai 18 anni: da “Medicinale soggetto a prescrizione medica da rinnovare volta per volta (Rnr)” a “Medicinale non soggetto a prescrizione medica ma non da banco (Sop)”.
Si dà finalmente il via libera ad un nuovo approccio alla contraccezione: più informato e accessibile. Ma queste azioni, da sole, non bastano a rendere le persone più consapevoli. La necessità e l’urgenza di compiere tali passi a livello legislativo è conseguenza anche dei dati epidemiologici che riguardano il nostro Paese.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, dal 1 gennaio 1991 al 31 dicembre 2018, il Sistema di Sorveglianza ha segnalato un totale di 134.712 nuovi casi di infezioni sessualmente trasmesse. Un numero che è rimasto stabile fino al 2004, per poi aumentare in modo costante del 29% fino al 2018. Per quanto riguarda le interruzioni volontarie di gravidanza, invece, solo nel 2018 sono state notificate 76.328 Ivg tra i 15 e i 49 anni di età.
Nonostante i giovani e gli adulti di oggi siano davvero molto informati – più di qualsiasi altra generazione prima di loro – le infezioni e le malattie sessualmente trasmesse (Ist), le gravidanze indesiderate e il ricorso alle tecniche di interruzione volontaria di gravidanza rappresentano ancora un problema sanitario evidente; l’abuso di farmaci sessuali e di sostanze – come droga o alcool – per sostenere il desiderio e l’eccitazione sta raggiungendo numeri allarmanti; l’isolamento sociale, i fenomeni di sexting, uniti all’ansia per il proprio corpo e allo stress per l’incontro con l’Altro sono ormai problematiche reali che come esperti del settore ci troviamo a dover affrontare quotidianamente.
La curiosità e i rischi verso la sfera dell’affettività e della sessualità non possono essere fermati con un vuoto educativo. Per i giovani di oggi la rete e il gruppo dei pari sono diventati gli unici contenitori a cui rivolgere i propri dubbi, in un’assenza quasi totale di dialogo a scuola e in famiglia.
Nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Comunità Europea abbiano sottolineato come la semplice informazione non produca un cambiamento effettivo e duraturo nei comportamenti a rischio e che i programmi di educazione sessuale e affettiva rappresentino la via elettiva per una sessualità consapevole, l’Italia è uno dei pochi Paesi Europei a non aver ancora raggiunto un accordo in tal senso, nonostante le numerose proposte di legge depositate a partire dagli anni 90.
Le esperienze di vita, l’educazione ricevuta, il rapporto con il proprio corpo e con la sfera del piacere, gli stili relazionali e familiari, i bisogni, le aspettative e la capacità di gestire le proprie ansie o paure sono solo alcuni degli aspetti che accompagnano la scoperta della propria intimità indirizzandone lo sviluppo. La sessualità è prima di tutto un comportamento: relazionale, affettivo ed emozionale.
Risulta dunque fondamentale incoraggiare un graduale processo di cambiamento culturale fondato sulla consapevolezza e il dialogo e non più sulla paura e i pregiudizi, in cui si passi da interventi informativi a modelli educativi; da un’ottica di semplice prevenzione ad una di promozione della salute.
Come? Con la diffusione di una visione integrata ed olistica della sessualità, in cui tutti gli attori coinvolti (istituzioni, psicologi, medici, educatori, genitori, etc) possano comunicare tra loro in modo strutturato per una presa in carico realmente efficace dello sviluppo dei nostri ragazzi.
*Psicologa e sessuologa clinica