La capitale a “rischio elevato”, il Paese che di giorno in giorno registra sempre più contagi e un sistema di tracciamento che, da avanguardia dichiarata nelle intenzioni del governo, non è mai decollato. La Gran Bretagna – l’Inghilterra in particolare – affronta una pesantissima seconda ondata di coronavirussolo ieri 20mila contagi e una media di 600 ricoveri al giorno -, che ha già costretto a introdurre restrizioni mirate a seconda della gravità della pandemia. Per proteggere la popolazione e anche l’economia del Regno. Dalla mezzanotte di venerdì, Londra passerà dal livello 1 (rischio medio) al livello 2 (rischio elevato). L’area di Manchester potrebbe essere la prossima, mentre da ieri Liverpool è stata la prima cittadina britannica ad attivare il livello 3, il più alto (rischio molto elevato), che prevede la chiusura di bar e ristoranti. La mappa del paese è frammentata con aree in bilico e il Galles che già chiude le frontiere a chi arriva dalle zone maggiormente contagiate. L’Irlanda del Nord ieri ha varato le misure più stringenti di tutto il Regno Unito imponendo un mese senza pub e ristoranti e anche la chiusura delle scuole per due settimane a partire da venerdì. Keir Starmer, leader dei laburisti, invoca blocchi più stringenti anche per tutta l’Inghilterra dando l’affondo a Boris Johnson rimasto a corto di strategie.

Come ha fatto la Gran Bretagna a ridursi al caos totale? – L’asso nella manica di Boris Johnson ha fatto flop. Il primo ministro ha sbandierato un sistema di tracciamento all’avanguardia mondiale da 12 milioni di sterline, con cui contava di preservare la salute e al tempo stesso le libertà del suo popolo, reticente a mascherine, distanziamenti ed isolamento. La realtà dei fatti: i britannici sono confusi sulle misure da rispettare, solo il 38% dei risultati arrivano entro 24 ore dal tampone, test arretrati vengono spediti a laboratori di analisi all’estero tra cui – rivela il Times – anche uno in Italia, mentre anche la seconda app di tracciamento non decolla.

Track and trace, NHS (National Health Service) test and trace, e ora l’abnorme progetto Operazione Moonshot sono termini da James Bond che secondo Caroline Molloy, giornalista investigativa di OpenDemocracy, sembrano essere deliberatamente architettati per confondere il pubblico e mascherare un’intricata rete di appalti privati affidati – senza gara e senza trasparenza- agli affiliati alla elite Tory, tutto meno che esperti medico-scientifici. A partire dal capo del sistema di tracciamento NHS Test and Tace, la baronessa Dido Harding, ex amministratore delegato di una compagnia di telecomunicazioni, che nonostante il disastro tamponi è stata promossa a dirigere il nuovo ente sanitario contro le pandemie, istituito per rimpiazzare l’agenzia pubblica Public Health England, su pressione del conservatore John Penrose, suo marito.

C’è poi il pronipote di Winston Churchill, Rupert Soames, amministratore delegato di Serco che si è assicurata un appalto iniziale di circa 108 milioni di sterline per gestire un quarto dei siti in cui vengono effettuati i tamponi. Il controverso colosso dell’outsourcing fa parte di un agglomerato nebuloso di compagnie private (tra cui operatori di call centre e parcheggi) che sotto la direzione di Deloitte e gestiscono la logistica del delicato servizio di testing, sfruttando il logo di NHS, il sistema sanitario nazionale. Covid ha messo a nudo gli ingranaggi di privatizzazioni che nell’ultimo decennio hanno reso la Gran Bretagna più vulnerabile ai rischi della pandemia: “Public Health England era l’agenzia pubblica di protezione della salute, e disponeva di molti laboratori alcuni dei quali sono stati aboliti (con il taglio del 40% dei fondi). Tra questi, il laboratorio di Londra era stato operativo contro l’influenza del 2009 ma è stato chiuso a dispetto delle nostre opposizioni – ci spiega Peter English, presidente del comitato di Salute Pubblica della British Medical Association – Anche se non potevamo prevedere Covid, sapevamo infatti che altre pandemie si sarebbero potute verificare”.

Chi ci guadagna dalla pandemia? – “Dietro a Covid ci sono molte compagnie che hanno giocato un ruolo importante per la Brexit“, dice Caroline Molloy citando alcune compagnie tecnologiche come Faculty AI, dietro alla campagna del Vote Leave e a Dominic Cumming (deus ex machina del referendum Brexit e dell’elezione di Johnson a premier) e la Palantir di Peter Thiel (sostenitore di Donald Trump), che hanno ottenuto appalti – e accesso – ad una miniera d’oro: la banca dati del sistema sanitario britannico. Molloy sostiene che Covid abbia accelerato la tendenze a digitalizzare i servizi sanitari. “Ho la sensazione che si stia creando un apparato sanitario parallelo in cui i servizi sono frammentati e riconfigurati, segretamente, in modo da massimizzare le opportunità per i privati anche rilassando gli standard clinici”, spiega la giornalista. Un esempio è l’evanescente Moonshot, definito la più grossa privatizzazione della storia britannica, che ha l’ambizione di introdurre 10 milioni di test al giorno agli inizi del 2021, al costo di 100 miliardi di sterline, quasi quanto l’intero budget di NHS. Dietro all’operazione ci sono compagnie private come GSK, AstraZeneca e Serco, rivela il British Medical Journal ma il Ministero della Salute non fornisce informazioni su come siano stati aggiudicati gli appalti. “È impossibile non definirlo uno scandalo”, dice l’avvocato Jolyon Maugham direttore del Good Law Project. Il legale ha intentato un’azione legale per avere trasparenza e controllo sulla legittimità delle azioni del governo Johnson.

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