L’80% degli italiani è d’accordo sull’obbligo della mascherina da indossare ovunque: anche sui luoghi di lavoro. Un numero che sale all’86% se si circoscrive la platea solo alle donne. Mentre se si considerano le differenze territoriali, il massimo favore per la mascherina s’incontra nel Centro Italia (85,6%) e al Sud (83,1%), meno al Nord-Ovest (78%) e al Nord-est (71,6%). Per tre lavoratori su quattro le mascherine devono essere obbligatorie ovunque, anche in azienda, pena una multa per chi non le indossa: tra tutti i più favorevoli sono i dirigenti (84,2%) e i laureati (80,7%). Questi i risultati dell’instant report “Lavorare durante e dopo il Covid-19: perché è importante il welfare aziendale”, realizzato dal Censis in collaborazione con Eudaimon, leader nei servizi per il welfare aziendale.
Per quanto riguarda la preparazione psicologica e materiale per la nuova ondata i dati raccolti sono incoraggianti: l’83,7% degli italiani si dichiara pronto ad affrontare una nuova emergenza e nuove restrizioni, il 66,1% crede che la propria Regione sia ben preparata e il 55,1% pensa che lo sia il governo, infine il 63,1% dei lavoratori ritiene che anche la propria azienda sia pronta. Ma quasi la metà degli occupati pensa che il mondo del lavoro cambierà per sempre a causa della pandemia: in particolare per i millennial e per gli operai. Secondo il 44,3% dei lavoratori sono aumentati la fatica e lo stress. L’autonomia negli impegni e negli orari di lavoro è rimasta però la stessa, secondo la maggioranza (63,7%), mentre è peggiorata solo per il 18,2%. Ma per il 25,3% degli occupati adesso è più complicato conciliare lavoro, famiglia e tempo libero.
Il 24,4% degli occupati ha sperimentato forme di lavoro da remoto: il 34,8% tra i dirigenti, il 27,2% tra gli impiegati, solo l’11,3% tra gli operai. La conciliazione di lavoro, vita familiare e tempo libero è migliorata molto di più per gli smart worker (41,6%) che per i lavoratori costretti alla presenza fisica (13,1%). In particolare, per chi lavora a distanza è migliorata la gestione dei figli: una percentuale che crolla al 15,1% tra chi non lavora da remoto. Rispetto al periodo pre-Covid, per il 24% degli smart worker è migliorato in generale il proprio lavoro, ma la pensa così solo il 7,6% di chi lavora in presenza.
Per il 46,1% dei lavoratori (il 59,5% dei dirigenti, il 44,8% degli impiegati, il 45,7% degli operai) l’emergenza sanitaria ha complicato ulteriormente la vita familiare e ha differenziato profondamente le condizioni di lavoro nelle aziende. “Ecco – si legge nella ricerca – la sfida che il Covid-19 ha lanciato alle aziende: riuscire a far cooperare persone con situazioni di lavoro e di vita personale diversissime tra loro. Il valore aumentato del welfare aziendale emergerà da questa sfida: garantire servizi adeguati a condizioni personali e lavorative molto diverse, intercettando i bisogni di ciascuno e fornendogli i servizi necessari. Riducendo così lo stress e le tensioni, e migliorando la qualità della vita di tutti”.