Tutti contro la didattica a distanza. E’ bastato solo nominarla, ipotizzare un ritorno alle lezioni online per le scuole superiori per provocare un no corale contro la cosiddetta Dad. Genitori, dirigenti scolastici, studenti, pedagogisti non ne vogliono più sentir parlare. Ciò che a primavera sembrava la panacea ora è diventato un male da allontanare il più possibile. A cercare di mediare è la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: “L’uso complementare della didattica digitale per le scuole superiori è già realtà e ha permesso non solo di garantire il distanziamento in aula, ma anche di alleggerire di molto il carico del trasporto pubblico. La cosiddetta didattica digitale integrata è una delle disposizioni scritte nero su bianco nel Piano Scuola condiviso e approvato anche dalle Regioni a giugno. In quel documento è previsto anche lo scaglionamento degli ingressi che, infatti, molti istituti hanno predisposto. Le scuole hanno lavorato tantissimo questa estate per garantire il rientro in classe di studenti e studentesse. Se l’idea per qualcuno è chiuderle e lasciare tutti a casa, la risposta è no”.

L’inquilina di viale Trastevere pur ammettendo delle criticità non ha intenzione, al momento, di lasciare gli studenti a casa. Allo stesso tempo però, cerca di salvare la didattica a distanza forse consapevole del fatto che se la curva dei contagi e dei morti dovesse continuare a salire, saremo costretti a tornare obbligatoriamente alle lezioni dietro lo schermo. Ad alzare un muro di fronte alla proposta del governatore del Veneto Luca Zaia di usare la Dad per le ultime classi delle superiori per far fronte al problema dei trasporti, è Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “Non è pensabile sostituire la didattica in presenza con la didattica digitale integrata a causa dei problemi del trasporto pubblico”, ha dichiarato. “Questo equivarrebbe a negare il diritto allo studio e alla socialità soprattutto a quei ragazzi con disabilità o con altre difficoltà o anche semplicemente il diritto alle attività laboratoriali dove previste dal ciclo di studi”.

Il presidente ammette che “la didattica digitale integrata è e rimane un valido strumento, dimostratosi indispensabile nei mesi del lockdown, ma è da utilizzare in modo ragionato e circoscritto”. Totalmente contrari alle lezioni online sono i genitori: “La didattica a distanza”, ha dichiarato Angela Nava, coordinatrice dei “Genitori democratici”, “non è il pericolo numero uno ma se viene vista come l’unico sistema per coprire le impotenze e i ritardi diciamo no ad alta voce. Non aver pensato alla situazione dei trasporti lo consideriamo indecente”.

Anche Antonio Affinita, direttore del Moige, Movimento italiano genitori non ci sta a un possibile ritorno della scuola in Rete: “Partiamo da una considerazione: non dovremmo più chiamarla didattica a distanza, ma didattica dell’emergenza. Va usata solo per gravi situazioni. Pensare di ritornare alle lezioni online significa fare i conti anche con il fatto che molti genitori dovrebbero stare a casa con i figli con stipendio dimezzato. Inoltre i docenti non sono ancora stati formati per affrontare di nuovo una simile esperienza”.

A fare una riflessione più amplia è invece il pedagogista Daniele Novara che proprio in questi giorni ha pubblicato “I bambini sono sempre gli ultimi. Come le istituzioni si stanno dimenticando del nostro futuro” (Rizzoli): “In questo momento i dati non sono così drammatici. Fatto salvo che c’è dad e dad, se l’insegnante ha metodo ce l’ha anche davanti ad un computer. Resta il fatto che la scuola ha bisogno di sensorialità, di osmosi fisica, di vicinanza emotiva. Queste caratteristiche sono solo in parte presenti nella dad ma sono filtrate. Per i bambini della primaria le lezioni online vanno evitate nel modo più assoluto”. Infine la voce degli studenti consapevoli dei problemi reali e concreti: “La didattica a distanza per noi delle superiori non se n’è mai andata”, hanno raccontato alcuni studenti a ilfattoquotidiano.it. Va considerato inoltre un problema: le classi in quarantena hanno anche i docenti in quarantena. A livello contrattuale per i professori è considerata malattia e non possono lavorare. Inoltre la formazione degli insegnanti non c’è stata. Un anno intero in dad significherebbe il collasso della scuola”.

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