Greenpeace Russia diffonde i primi risultati relativi alle analisi dei campioni raccolti in Kamchatka, regione situata nell’estremo oriente russo, dove si è di recente verificata la morte massiccia di organismi marini bentonici, per cause ancora poco chiare. I campioni di acqua di mare e di fiume, così come di organismi marini morti (molluschi e crostacei) erano stati inviati all’istituto di analisi dell’Università di tecnologia chimica “D. Mendeleev”. Secondo le analisi, i campioni raccolti contengono: frazioni di composti petroliferi, acidi grassi, eteri, sostanze a base di cloro e altri composti. Nei campioni di acqua sono stati trovati disolfuro di allile, una sostanza usata in biopesticidi, terpeni, derivati degli acidi grassi e polietilene glicole. Inoltre, è stata rilevata la presenza di un certo numero di metalli, tra cui: mercurio, boro, vanadio, selenio alla concentrazione massima consentita. Allo stesso tempo, nei campioni non sono stati identificati cianuri o pesticidi organoclorurati. Le analisi sui campioni raccolti continueranno per verificare la presenza di propellenti (eptile) e altre sostanze.
Al momento, nessuno dei composti rinvenuti nei campioni analizzati dalle autorità russe o da Greenpeace Russia potrebbe portare a conseguenze così devastanti come quelle registrate in Kamchatka. Questo significa che è necessario continuare le ricerche per identificare le cause della catastrofe ambientale in corso. Al momento le varie ipotesi – cause connesse ad attività umane e fenomeni naturali – restano sul tavolo. Nel frattempo, Greenpeace Russia sta effettuando dei rilevamenti sui fondali marini interessati da questo disastro per capire quali siano le dimensioni del fenomeno. Il 13 ottobre gli attivisti di Greenpeace hanno iniziato a esaminare il fondo della baia di Avacha utilizzando un drone subacqueo equipaggiato con una telecamera ad alta risoluzione. La prima parte delle indagini si sta svolgendo in prossimità delle spiagge su cui sono stati trovati organismi morti che vivono sui fondali come stelle marine, ricci di mare, anemoni, crostacei e alcune specie di molluschi. Durante questa prima ricognizione subacquea, sono stati trovati dei policheti morti (vermi che vivono nei fondali). Secondo gli scienziati, questa è un’ulteriore prova di un massiccio inquinamento poiché normalmente i policheti non sono visibili e si nascondono tra le alghe o nel sedimento.