Mafie

‘Ndrangheta, blitz tra Reggio Calabria e Trentino contro la cosca Serraino: sequestrati beni per 13 milioni. Tre politici indagati

Ai cinque fermati il procuratore Giovanni Bombardieri e il sostituto della Dda Stefano Musolino contestano l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. L’operazione “Pedegree 2” è il seguito dell’inchiesta che a luglio aveva portato all’arresto di 12 persone e tra questi il reggente della cosca Serraino, Maurizio Cortese, e la moglie Stefania Pitasi ritenuta promotrice del clan e “portavoce” sul territorio del marito detenuto

È scattata all’alba, in contemporanea a Reggio Calabria e a Trento, la vasta operazione dei carabinieri del Ros che ha portato a cinque provvedimenti di fermo e al sequestro di beni per un valore di 13 milioni di euro. Nel mirino degli inquirenti sono finiti quelli che sono ritenuti essere i vertici, luogotenenti e affiliati alla cosca Serraino della ‘ndrangheta.

L’operazione “Pedegree 2” è il seguito dell’inchiesta che a luglio aveva portato all’arresto di 12 persone e tra questi il reggente della cosca Serraino, Maurizio Cortese, e la moglie Stefania Pitasi ritenuta promotrice del clan e “portavoce” sul territorio del marito detenuto.

Nell’inchiesta di luglio, la polizia aveva arrestato anche Antonino Filocamo, ritenuto intraneo alla cosca. Poche settimane dopo l’ordinanza di custodia cautelare, Filocamo ha scelto di collaborare con la giustizia e probabilmente le sue dichiarazioni sono state utilizzate dai pm per ricostruire un altro tassello del clan Serraino. Non è escluso, inoltre, che il nuovo pentito abbia fornito elementi utili per risalire non solo all’ala militare della cosca, già chiara dalle precedenti indagini, ma anche a soggetti ritenuti colletti bianchi.

Ai cinque fermati il procuratore Giovanni Bombardieri e i sostituti della Dda Stefano Musolino, Sara Amerio e Walter Ignazitto contestano l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. I carabinieri del Ros di Reggio Calabria e Trento e gli agenti della squadra mobile reggina stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e il sequestro di un esercizio commerciale.

Contestualmente è in corso, in coordinamento investigativo, una corrispondente operazione coordinata dalla Dda di Trento nell’ambito di un’indagine che ha consentito ai carabinieri di accertare l’esistenza e l’operatività di una locale di ‘ndrangheta con influenza sull’intera provincia trentina. Secondo gli investigatori, una proiezione dell’omonima struttura criminale operante a Cardeto ed oggetto dell’operazione in corso a Reggio Calabria. L’inchiesta ha portato all’emissione da parte del Gip di Trento, su richiesta della procura, di un’ordinanza di misura cautelare nei confronti di 19 soggetti nei confronti dei quali viene ipotizzata anche l’associazione mafiosa.

Ci sono anche tre politici trentini coinvolti. Nel registro degli indagati, riferisce l’Ansa, compare il nome dell’ex parlamentare autonomista Mauro Ottobre, politico di Arco che nel 2018 si era candidato a presidente della Provincia (mancando però l’elezione) con il movimento Autonomia dinamica. Secondo gli inquirenti, Ottobre avrebbe accettato da Innocenzio Macheda, ritenuto il capo della cellula locale di ‘Ndrangheta, e da Demetrio Costantino, la promessa di procurargli voti in cambio di altre utilità. Medesime accuse anche per l’ex sindaco di Frassilongo Bruno Groff. Il terzo politico indagato, Roberto Dalmonego, eletto sindaco di Lona Lases nel 2018, sempre secondo la Procura avrebbe accettato la promessa di voti da parte dell’imprenditore del porfido Pietro Battaglia, il quale poi è diventato consigliere comunale.