Politica

Pescatori sequestrati in Libia, scontro in Aula tra centrodestra e Di Maio: “Berlusconi chiamava Gheddafi”. “E poi permetteva bombardamenti”

Scontro in Aula a Palazzo Madama tra le forze di centrodestra e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, nel corso del question time al Senato, sulla questione del sequestro dei 18 pescatori in Libia, membri degli equipaggi dei pescherecci Medinea e Antartide, da parte delle autorità marittime libiche facenti capo al generale Khalifa Haftar, durante una battuta di pesca a nord di Bengasi, in acque rivendicate dalla Libia come di propria competenza.
A scagliarsi contro il ministro è stata soprattutto la senatrice di Forza Italia, Urania Papatheu: “Siamo stanchi delle sue parole, lei è inadeguato. Vada in Libia e riporti a casa i nostri pescatori sequestrati da ben 45 giorni”, ha accusato Papatheu nella sua interrogazione a Di Maio, lodando, al contrario, il ruolo del presidente azzurro Silvio Berlusconi nei rapporti con la Libia e con Muʿammar Gheddafi. “Berlusconi lo chiamava, perché era autorevole”. Di Maio ha replicato: “Se sono l’ennesimo ministro degli Esteri che si sta occupando della Libia è perché qualche governo l’ha bombardata, e non è questo governo. Credo che la destabilizzazione della Libia sia stata uno dei più grandi errori che questo Paese abbia mai fatto, soprattutto perché il giorno prima chiamava Gheddafi e il giorno dopo permetteva il bombardamento di Gheddafi”.
Ma non è stato l’unico scontro. Non è un caso che la vicepresidente di turno di Palazzo Madama, la pentastellata Paola Taverna, abbia dovuto più volte dovuto richiamare diversi senatori del centrodestra, chiedendo l’intervento dei questori. Prima diretta verso i banchi di Fratelli d’Italia, per l’esposizione di un tricolore alla fine dell’intervento del senatore Aldolfo Urso, poi nei confronti dell’altra senatrice forzista Gabriella Giammanco, che indossava la maglietta con scritto ‘Liberateli subito’, insieme alla stessa collega Papatheu. E la stessa Lega si è lanciata all’attacco: “Non vogliamo strumentalizzare, ma con una politica estera adeguata non saremmo arrivati a questo punto”, ha rivendicato Tony Iwobi. “Non è il momento di risposte muscolari”, ha replicato Di Maio. “Non serve, si rischia di peggiorare le cose. Dobbiamo restare uniti, come forze politiche, affinché chi sta lavorando alla liberazione dei pescatori sia più forte”.