“Se in Italia non segna il negro non andiamo da nessuna parte”. Vittorio Feltri su Twitter colpisce ancora. Durante il secondo tempo di Italia Olanda, proprio quando il ct Mancini mette in campo Kean e Immobile per provare a segnare la rete della vittoria, ecco il cinguettio del direttore di Libero che sconvolge la serata. Moise Kean, come molti appassionati di calcio già sanno, è un ventenne italiano, vercellese per la precisione, nato da genitori originari della Costa D’Avorio, oggi in forza allo squadrone del Paris Saint Germain. Magari questa volta l’intento di Feltri non è nemmeno quello diretto nel far passare per dati di fatto luoghi comuni e stereotipi (la celebre e triste vicenda dei “meridionali che sono inferiori”), ma l’uso della parola “negro” rimanda comunque al solito frusto significato dispregiativo che se n’è fatto uso per secoli. Reazioni ne abbiamo? Sì, tante. Al momento in cui scriviamo oltre mille like e oltre duecento commenti che, così a spanne, si dividono letteralmente a metà. C’è chi saluta il direttorissimo sostenendo che è “l’unico che dice la verità” e chi scrive “Mitico baluardo del politicamente scorretto”. Ma c’è pure chi prova ad articolare una critica che vada oltre il possibile “vomito il pranzo di Natale del 1984”. Ne peschiamo uno a caso, meno profondo nell’analisi, ma piuttosto concreto nella critica: “Come ostentare un concetto ormai caduco per fare interazioni sui social. Va bene la libertà di parola ma questa non lo è”. Ovviamente, Feltri non ha risposto ad alcuna risposta pervenuta sotto il suo tweet. E per la cronaca, purtroppo per l’Italia e gli italiani, né Kean e né Immobile hanno segnato un gol per far vincere gli azzurri.
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