Aspi chiede di aumentare le tariffe dell'1,7% l'anno, per l'Autorità è sufficiente un +1% per compensare gli investimenti. Art accetta comunque la classificazione delle spese come investimenti che migliorano la rete. Lunedì l'offerta di Cassa depositi e prestiti ad Atlantia per l'88% di Aspi. Prezzo tra gli 8 e i 10 miliardi di euro
L’Autorità di regolazione trasporti (Art) ha diffuso il suo parere sul piano di investimenti e gli aumenti dei pedaggi presentato da Autostrade al ministero. Il documento segnala alcune criticità nelle richieste avanzate da Aspi. In particolare la società propone incrementi ai caselli dell’1,75% l’anno nel prossimi quinquennio. ART suggerisce che questo incremento venga considerato come limite massimo consentito piuttosto che come aumento “perdeterminato”. L’Autorità calcola infatti che per compensare le spese di ordinaria manutenzione nuovi investimenti siano sufficienti ritocchi nell’ordine dell’1,08%. Art ridimensiona anche l’entità dei danni da Covid che la società può scaricare sugli utenti. Aspi ha chiesto di poter recuperare attraverso le tariffe 532 milioni di euro, secondo l’Autorità il ristoro dovrebbe fermarsi a 332 milioni. Tuttavia Art accetta la classificazione degli interventi prospettati nel piano di Aspi come manutenzione evolutiva, ossia che migliorano la qualità dell’infrastruttura, che quindi danno diritto al concessionario a procedere con gli aumenti al casello.
Sull‘entità degli investimenti previsti nel piano alcune riserve erano state espresse dalla Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali che, a differenza di Art, fa capo al ministero. In particolare gli investimenti per le tratte liguri sono stati valutati circa la metà rispetto a quelli che sarebbero necessari. Il documento Art è passaggio obbligano ma non costituisce l’atto finale della trattativa tra la società e il governo. Fornisce al Ministero dei Trasporti ulteriori elementi per chiudere la partita. Vedremo se il governo vorrà insistere su queste cifre o se prevarrà la necessità di chiudere quella che rimane la vera partita Autostrade.
Lunedì prossimo Cassa depositi e prestiti dovrebbe infatti presentare alla controllante Atlantia la sua proposta vincolante per acquistare l’88% di Autostrade per l’Italia. Naturalmente il nodo è quello del prezzo che varia anche in relazione alla famosa manleva. Ossia la disponibilità di Atlantia di farsi carico di eventuali nuovi risarcimenti decisi dai tribunali in relazione al crollo del ponte Morandi. Alla fine la valutazione delle Autostrade dovrebbe oscillare tra gli 8 e 10 miliardi di euro. Significa che i Benetton (che hanno il 30% di Atlantia) incasserebbero un assegno tra i 2,4 e i 3 miliardi di euro. Ad affiancare Cdp nell’acquisto ci sarà quasi certamente il fondo statunitense Blackstone e forse il fondo infrastrutturale italiano F2i. Altri potenziali investitori stanno “annusando” l’operazione.