Caporalato, il rapporto Agromafie della Flai Cgil: “Regolarizzazione? Occasione sprecata, serviva più coraggio. A rischio 180mila lavoratori”
Sono circa 180mila i lavoratori particolarmente vulnerabili, soggetti a fenomeni di sfruttamento e caporalato in agricoltura. Un quadro peggiorato con l’emergenza Covid-19. A fotografare questi numeri è il V Rapporto Agromafie e Caporalato, curato dall’Osservatorio Placido Rizzotto/FLAI CGIL, in merito allo sfruttamento lavorativo nel settore agro-alimentare. Un fenomeno che, spiega il sindacato, “non è più soltanto circoscritto nel Meridione, ma che interessa l’intero Paese, come dimostrano le inchieste e le operazioni delle forze di polizia e della Guardia di finanza”. Secondo la Flai Cgil per combattere il caporalato e le agromafie, c’è bisogno di rendere effettivo e applicabile l’impianto normativo: “La legge attuale va bene, ma servono maggiori controlli, sono diminuiti del 33%. E c’è bisogno di strappare dalle mani dei caporali il trasporto e il controllo dei lavoratori e sanzionare le imprese che si servono dei caporali”, rilancia il segretario Flai Cgil Giovanni Minnini.
“Pensavamo che l’ultima regolarizzazione del governo potesse riuscire ad assorbire il numero dei soggetti vulnerabili, ma non è stato così”, continua Minnini. Il motivo? “È stata un’occasione sprecata, serviva più coraggio”, spiega. “Siamo stati costretti a una mediazione, ora bisogna andare oltre”, si difende la ministra delle Politiche agricole, la renziana Teresa Bellanova.
Alla base resta un problema di fondo, secondo il sindacato: “Va cancellata la legge Bossi-Fini”. E ancora: “Alle pratiche di sfruttamento vanno contrapposti i diritti dei lavoratori, diritti che vanno tutelati e garantiti a prescindere dalla nazionalità delle maestranze”, segnala quindi il rapporto. “La cittadinanza dei lavoratori è motivo sovente di forti criticità: da una parte l’impianto iniquo della legge Bossi-Fini, dall’altra, i decreti Salvini, focalizzati ossessivamente sul discutibile accostamento in termini securitari tra dell’immigrazione e criminalità”, si legge. “Bisogna permettere all’immigrato irregolare di poter denunciare, non mettere al centro l’impresa”, spiega ancora Minnini.
Se la modifica dei due decreti Salvini,
dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri, dovrà ora passare dal Parlamento, sia dal
Pd che da
Italia Viva ora si spinge verso la cancellazione della Bossi-Fini e verso il tema della cittadinanza, rilanciando almeno sullo
ius culturae, al di là della divisione all’interno della maggioranza.
“La Bossi-Fini è una legge sbagliata e vecchia. Intanto convertiamo i decreti che modificano quelli di Salvini, poi ci sarà la necessità di intervenire, anche sulla cittadinanza”, rilancia pure il viceministro dell’Interno, Matteo Mauri.