Scienza

Coronavirus, due strategie per il controllo dell’epidemia. Ma entrambe hanno un costo

Sono state recentemente pubblicate due proposte per il controllo dell’epidemia di Covid-19 di cui è in corso la seconda ondata: la Great Barrington Declaration e lo John Snow Memorandum, quest’ultima pubblicata anche sulla rivista medica The Lancet. Le due dichiarazioni sono entrambe firmate da medici e scienziati di grande valore e sono di tenore opposto.

Che esistano nella scienza posizioni antitetiche è normale ed auspicabile: la scienza progredisce attraverso il confronto tra ipotesi alternative. Non è auspicabile, ma è frequente, che i fautori di una ipotesi ignorino o disprezzino l’ipotesi avversa, e questo genera nel pubblico confusione e partigianeria, che si vanno a sommare al panico già presente.

Come è ovvio visto il prestigio dei proponenti, entrambe le ipotesi hanno meriti ed è giustificato cercare di valutarle entrambe in modo obiettivo. Le basi sono comuni: l’epidemia è in corso ed ha una mortalità significativa, che potrebbe arrivare fino allo 0,4% della popolazione mondiale (nelle stime più pessimistiche; si tenga presente che il tasso di mortalità annuo “normale” è di circa l’1%). La mortalità è massima nelle fasce di età avanzata e nei portatori di malattie croniche debilitanti (come per la quasi totalità delle malattie epidemiche).

Tutti vorremmo che l’epidemia finisse al più presto e col minor danno possibile, e questo accadrà quando la popolazione sarà diventata in larga parte immune. La percentuale di immuni necessaria a causare la fine di questa epidemia è stimata tra il 40 e il 70%. L’immunizzazione può essere ottenuta soltanto in due modi: o attraverso la guarigione dalla malattia o attraverso il vaccino.

Non è possibile invece estinguere una epidemia utilizzando lockdown, mascherine e altri strumenti di contenimento: come stiamo sperimentando, infatti, questi strumenti hanno effetti temporanei e infatti è in corso la seconda ondata perché il virus ha grande capacità di sopravvivere in pazienti non completamente guariti o infetti ma asintomatici e appena le condizioni ambientali diventano favorevoli riemerge.

Del resto riemerge ogni tanto anche il morbillo, nonostante sia stato combattuto da molti anni con un vaccino di grande efficacia. Fino a questo punto la comunità scientifica è sostanzialmente concorde, anche se esistono dubbi sulla durata dell’immunità per questa malattia.

Gli scienziati che sostengono la Great Barrington Declaration suggeriscono che la migliore strategia per minimizzare il danno globale sia quella di pilotare il decorso dell’epidemia indirizzandolo sulle fasce nelle quali la malattia è più benigna (i giovani) proteggendo invece le fasce a maggior rischio. Questa strategia è una variante del “flatten the curve”. Se questa strategia avesse successo sarebbe possibile conseguire la soglia di immunità della popolazione con una mortalità molto bassa.

Gli scienziati che sostengono invece lo John Snow Memorandum invocano invece l’applicazione di strumenti di controllo rigorosi che blocchino temporaneamente il decorso dell’epidemia, in attesa dello sviluppo di terapie e vaccini efficaci. Anche in questo caso la sconfitta definitiva dell’epidemia richiede l’immunizzazione della popolazione, che però sarebbe essere ottenuta col vaccino o con la malattia stessa, ma curata con le terapie sviluppate durante la fase in cui il contagio veniva temporaneamente soppresso.

Entrambe le ipotesi hanno dei meriti, ed entrambe hanno svantaggi e costi. Quando i fautori di ciascuna teoria nominano quella avversa, in genere ne analizzano gli svantaggi ma non i potenziali benefici. Il metodo proposto nella Great Barrington Declaration è rischioso. Pilotare una epidemia significa scherzare con il fuoco e non è detto che sia possibile proteggere completamente le fasce a rischio; questo è riuscito, ad esempio, in Norvegia, ma non in Svezia. L’estensione dell’epidemia alle fasce a rischio è il principale fattore dell’innalzamento della mortalità.

Il metodo proposto nello John Snow Memorandum ha costi economici e sociali elevatissimi che devono essere sostenuti fino a quando non diventano disponibili vaccini e terapie efficaci, quindi per un tempo difficilmente prevedibile (gli autori ipotizzano, un po’ ottimisticamente, “nei prossimi mesi”). Si consideri che il lockdown della primavera scorsa ha portato il rapporto debito/pil italiano dal 130% al 160% causando in tre mesi un aumento paragonabile a quello registrato in vent’anni di finanza allegra durante i governi Berlusconi.

Su scala globale vanno messi in conto disoccupazione, impoverimento, e nei paesi poveri, denutrizione. Inoltre i nostri strumenti di controllo dell’epidemia sono tutti imperfetti e si registrano contagi e decessi anche durante il più severo lockdown e anche indossando la mascherina più efficace.

In ultima analisi quale strategia è preferibile? Nessuno può dare una risposta certa a questa domanda: il fattore cruciale è il tempo necessario a trovare, produrre e distribuire il vaccino. Se questo tempo fosse breve, sarebbe evidentemente preferibile seguire lo John Snow Memorandum; in caso contrario sarebbe preferibile seguire la Great Barrington Declaration. Mescolare le due strategie è sostanzialmente impossibile perché la misure invocate sono tra loro antitetiche.

La scelta è politica ed è certamente molto difficile, anche se i vaccini attualmente in sperimentazione appaiono promettenti e pesano a favore della John Snow Declaration. In ogni caso è essenziale che il pubblico sia informato correttamente e che i mezzi di comunicazione evitino di creare o incrementare il panico. Il Covid-19 è molto meno grave del vaiolo, che noi abbiamo sconfitto: alla lunga lo sconfiggeremo. L’obiettivo è pagare il minor prezzo possibile, stante che un prezzo da pagare è inevitabile.