Cronaca

Coronavirus, prime sperimentazioni di tamponi negli studi medici: dopo il Lazio anche in Liguria via libera ai test rapidi. In Toscana quelli “tradizionali”

Per affrontare il problema delle code ai drive in e davanti agli ospedali, ma soprattutto per tenere sotto controllo il tracciamento, si sperimenta la nuova strada indicata dal governo, che sta acquistando 5 milioni di kit. Ecco le prime disposizioni per i medici: il nodo degli spazi, l'incognita dei riconoscimenti economici

Molti meno ricoveri, per ora. Ma più casi di quelli registrati in aprile, perché si fanno molti più tamponi. Così la seconda ondata di coronavirus porta con sé problemi nuovi: code ai drive in, davanti agli ospedali e anche di fronte agli ambulatori privati che offrono i test – con relativo rischio assembramento – e in alcune zone estrema difficoltà a prenotare l’esame o a processarlo. Tempistiche che indeboliscono l’attività di tracciamento dei positivi. Per questo le Regioni iniziano lentamente a muoversi per consentire l’effettuazione dei test rapidi negli studi dei medici di base, come auspicato dal governo che attraverso il commissario Domenico Arcuri sta acquistando 5 milioni di kit per le scuole e gli studi di medicina generale. Dopo il Lazio, anche la Liguria ha siglato intese per sperimentare questa nuova strada. La Ausl Toscana Centro ha invece coinvolto i medici per l’esecuzione dei tamponi tradizionali, che verranno poi consegnati ai laboratori per l’analisi. Con quali modalità saranno avviate queste sperimentazioni? Il ministro della Salute Roberto Speranza, pochi giorni fa, ha commentato la disponibilità dei medici di famiglia a fare test rapidi negli studi come “uno straordinario messaggio al paese e lo Stato, le Regioni devono mettersi subito al lavoro per garantire condizioni di massima sicurezza”. Vediamo quali sono le disposizioni previste nelle prime tre regioni.

LAZIO – E’ la regione che ha fatto da apripista pubblicando già il 9 ottobre un bando per acquisire, su base volontaria, le manifestazioni d’interesse degli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. La domanda di singoli professionisti o associazioni di medici (le cosiddette “unità di cure primarie“) va presentata entro oggi, 16 ottobre. Quindi, in pratica, in queste ore i medici che aderiscono dovranno fare la richiesta. La fornitura dei kit dei tamponi rapidi e dei rispettivi lettori sarà a cura delle Asl. Il bando parla di un riconoscimento economico, che però non è ancora quantificato: “La valorizzazione economica (…) sarà determinata a seguito della ricezione delle domande, in misura coerente alle procedure indicate in apposito disciplinare tecnico”.

LIGURIA – Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il presidente dell’Ordine dei medici di Genova Alessandro Bonsignore hanno annunciato la firma dell’intesa giovedì, dopo la certificazione di altri 432 positivi al virus. In regione l’attività di tracciamento appare in difficoltà: un tampone molecolare su dieci risulta positivo, più del doppio della media nazionale. Ecco allora l’ok alla sperimentazione: gli esami saranno realizzati in spazi predisposti dalle Asl, negli studi dei medici di base quando adeguati o in alcuni casi direttamente a domicilio. Per i pazienti i test saranno gratuiti. “E’ un’attività di sanità pubblica svolta in collaborazione con la medicina territoriale”, ha spiegato Walter Locatelli, commissario di tutte le Asl regionali. Anche in Liguria i medici li faranno su base volontaria con un riconoscimento economico, “la fornitura di personale e un supporto per la fase burocratica”. A breve è atteso anche un accordo con la pediatria di famiglia.

TOSCANA – Nelle stesse ore anche l’Ausl Toscana Centro ha raggiunto un’intesa con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Fimmg per l’esecuzione del tampone nasofaringeo da parte dei medici di famiglia attivi nei territori di Firenze, Prato e Pistoia. L’accordo riguarda però l’esecuzione del tampone tradizionale e non di quello rapido, che sarà comunque “presto disponibile”. Questo, spiega la stessa Ausl, “permette una diagnosi differenziale dei casi sospetti da quelli con sindrome influenzale” e mira a ridurre i tempi e la riduzione delle liste di attesa ai servizi territoriali. Sarà istituito uno specifico percorso interno all’area territoriale per la consegna dei tamponi, dei dispositivi di protezione individuale e per la consegna dei campioni nei laboratori di zona. Non è previsto pagamento da parte dell’assistito. Una volta eseguito il test, il medico provvede alla consegna del campione. La Ausl parla di “accordo propedeutico nell’ambito del quale verranno attivati specifici progetti sperimentali a livello locale“. La partecipazione è ovviamente su base volontaria. Anche al fine di garantire la sicurezza “non è permesso che i cittadini si rechino a fare richiesta di tamponi presso gli studi medici senza preventivo contatto telefonico ed autorizzazione del proprio medico”.