“La decisione di De Luca di chiudere le scuole in Campania? Vedo questa ordinanza come una bandiera bianca, un po’ come la confessione dell’incapacità di una rete pubblica territoriale che non è stata rafforzata. Io ci vedo il nascondere un fallimento”. Sono le parole del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, intervistato da Simone Spetia a “24 Mattino” (Radio24) sull’ultima ordinanza del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.
E aggiunge: “Bisognerebbe dire cosa non è stato fatto in questi mesi per evitare un provvedimento come questo in poche ore, senza consultare nessuno, mettendo in ginocchio una comunità scolastica e una città. E soprattutto bisognerebbe spiegare perché non sono stati messi in campo provvedimenti che avrebbero potuto evitare tranquillamente una decisione del genere. Non abbiamo più una rete territoriale in grado di monitorare i positivi e i contatti diretti. La situazione è fuori controllo – spiega – L’assistenza domiciliare è inesistente e chi ha sintomi, anche non gravi, pressa su ospedali. Abbiamo speso tantissimo come Regione Campania, ma facciamo il minor numero di tamponi. Le reti di territorio non riescono a monitorare la situazione e quindi c’è una autogestione della pandemia. Abbiamo solo 110 posti di terapia intensiva su 6 milioni e mezzo di abitanti”.
De Magistris sottolinea: “In più, siamo completamente fuori da qualsiasi concertazione. Il presidente non consulta il sindaco, né il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, né i dirigenti scolastici, né gli operatori economici. La cosa ancora più grave è che noi non facciamo parte dell’Unità di crisi regionale. Io rappresento 3 milioni e mezzo di abitanti, il 53% della popolazione campana, e siamo fuori dall’Unità di crisi. E’ una cosa che, quando la racconto a dei miei colleghi di altre parti, non ci credono – continua – Non abbiamo nemmeno i dati aggiornati municipalità per municipalità, focolaio per focolaio, cluster per cluster. Noi invece dobbiamo collaborare tutti insieme. come ha detto giustamente il ministro, per difendere l’articolo 32 della Costituzione. La Repubblica dev’essere unita, ma se non si collabora, come possiamo arginare una situazione come questa?”.
E puntualizza: “Ricordo che in questo momento la scuola è il luogo dove c’è il minor contagio. Ma come si fa a rinunciare alla scuola in poche ore e mi riferisco allo stesso presidente che fino a pochi giorni prima delle elezioni diceva che era tutto sotto controllo? E invece, se si guardavano i dati, non era niente sotto controllo. E’ questo il tema: si sta nuovamente scaricando sui ragazzi, sui bambini, sui cittadini una totale incapacità di rafforzare la sanità pubblica. Prima della pandemia, De Luca ha chiuso una serie di ospedali, pronto soccorso, ambulatori, posti letto. Noi abbiamo retto nel lockdown perché la gente è rimasta chiusa in casa ed è stata responsabile. Il trasporto locale? Veramente è un problema nazionale, ma non è quello il punto più drammatico. Sugli autobus, per quanto possibile, c’è comunque una situazione sotto controllo – aggiunge – Sulle metropolitane e sulle funicolari deve entrare l’80% delle persone e lì andrebbero fatti i controlli, che certe volte riescono, altre volte funzionano meno. Delle risorse per il trasporto pubblico a noi non è arrivato nulla: abbiamo messo in campo tutto quello che potevamo, autobus, autisti, bus turistici, di più non si poteva. Cosa dovevamo fare, fabbricare gli autobus di notte senza soldi? In realtà, il tema non è il trasporto o la scuola, ma tutto un insieme. La verità è che andava rafforzata la rete dei controlli dei focolai. E’ come un incendio: se non controlli i focolai, diventano come l’incendio del Vesuvio nel 2017, cioè prende fuoco tutta la montagna”.
De Magistris conclude: “In questa ordinanza non vedo un tema di contrapposizione De Luca – Azzolina, però per evitare la congestione basta fare lo scaglionamento degli orari, che fa moltissimo, anche nella mobilità cittadina. Là bisogna intervenire, assieme alla didattica a distanza e operare con chiusure solo sui focolai. Non è che possiamo chiudere le scuole con una decisione presa in due ore. Qui il vero problema è la sanità pubblica: se non arriva nessuno a casa a curarti, se non vengono a controllarti se stai male, se ti fanno un tampone dopo 7 giorni, se non si contattano i positivi – chiosa – nonostante ci sia un fiume di denaro pubblico e si abbiano poteri speciali, questi Arcuri e De Luca possono fare quello che vogliono. De Luca non riaprirà le scuole dopo il 30 ottobre. La scuola resterà chiusa fino a Natale. Con questi numeri e l’incapacità di tenerli sotto controllo siamo solo all’inizio di un’escalation che porterà a un lockdown, non proprio come quello di marzo, ma a quello stiamo arrivando”.