Il commissario all'emergenza Arcuri ai governatori: “Non hanno attivato 1600 posti di intensiva”. Ma ci sono Regioni che hanno fatto peggio di altre. Per esempio la Lombardia: ha attivato poco più di 130 postazioni in più rispetto a marzo a fronte di circa 600 richiesti dai piani di emergenza. Bene Emilia e Lazio
A che punto siamo? Le Regioni stanno aumentando i posti di terapia intensiva? Stanno utilizzando soldi messi a disposizione per l’emergenza? Rispondere non è sempre semplice, soprattutto per quanto riguarda il complicato giro dei fondi di cui nessuno sembra avere un monitoraggio in tempo reale. Per quel che concerne i posti letto in terapia intensiva – stando ai dati della struttura del commissario all’emergenza – la Regione che si è mossa meglio è la Val d’Aosta che ha raddoppiato le sue disponibilità in linea con le indicazioni del piano Arcuri. Numeri piccoli in ogni caso: da 10 posti si è saliti a 20. Si è mosso bene anche il Veneto che ha aumentato la disponibilità da 494 a 825, 331 letti in più contro i 211 previsti. Il Friuli Venezia Giulia ha oggi 55 posti in più, esattamente come programmato. Tutte le altre regioni sono praticamente al di sotto gli obiettivi indicati. In Lombardia i posti sono saliti da 861 a 994, ma avrebbero dovuto essere 1.446. In Piemonte i posti sono oggi 485, 158 in più, ma l’obiettivo era di portarli a 626. In Liguria siamo a 209 letti di terapia intensiva, 58 in meno del previsto. In Toscana la disponibilità è salita di 49 letti, oltre cento in meno rispetto alle attese. Ad oggi sono questi gli ultimi numeri resi disponibili dallo staff di Arcuri, ma va detto che sono soggetti a continue variazioni visto il lavoro quotidiano che le Regioni stanno portando avanti per rafforzare i propri ospedali. L’Emilia Romagna, ad esempio, contattata da Ilfattoquotidiano.it segnala di aver quasi raggiunto quota 600 posti letto totali nelle scorse ore.
In Abruzzo nuovi posti già esauriti, in Piemonte quasi – Nel Lazio la capacità è salita di 176 posti, contro i 282 attesi. In Campania i posti sono 433 ma il piano ne indicava 834, quasi il doppio. In Sicilia 557 posti contro 719. In Umbria, dove i posti sarebbero dovuti raddoppiare a 140, si è ancora fermi a 79. Nel complesso, prima dell’emergenza, i posti in tutta Italia erano 5.179, ora sono 6.628. Il piano Arcuri prevede di portarli a 8.700 circa. Dovrebbero insomma crescere di 3.500 unità, per ora siamo a +1.449, meno della metà. Una crescita delle disponibilità di posti inferiore agli obiettivi spiega anche perché in alcune regioni – stando al rapporto dell’Alta scuola di economia e management dei Sistemi sanitari dell’Università Cattolica – i nuovi posti siano già in larga parte occupati. In Piemonte restano disponibili meno di 10 nuovi letti tra pazienti Covid e non. In Campania una trentina, in Lombardia circa 60. L’Abruzzo, che ha aumentato la sua capacità di soli 10 posti contro i 66 previsti, ha già saturato la sua nuova disponibilità. Cinque pazienti Covid hanno così dovuto occupare posti non riservati a degenti affetti da Sars-Cov2, anche se l’assessora alla Salute avverte: “Il sistema è perfettamente in equilibrio e sotto controllo: quel numero emerge semplicemente da una diversa prospettiva con cui sono stati analizzati i dati generali”. In Veneto, i nuovi letti a disposizione per pazienti Covid sono invece ancora 300.
Oggi il commissario Domenico Arcuri ha “strigliato” le regioni. “In questi mesi abbiamo inviato 3.059 ventilatori polmonari per allestire le terapie intensive, 1.429 per le subintensive. Prima del Covid le terapie intensive erano 5.179 e ora ne risultano attive 6.628 ma, in base ai dispositivi forniti, dovevamo averne altre 1.600 che sono già nelle disponibilità delle singole regioni ma non sono ancora attive. Abbiamo altri 1.500 ventilatori disponibili, ma prima di distribuirli vorremmo vedere attivati i 1.600 posti letto di terapia intensiva per cui abbiamo già inviato i ventilatori”, ha aggiunto. La sola Lombardia ha ad esempio ricevuto da marzo a oggi 699 ventilatori pur attrezzando come visto poco più di 100 nuovi letti. La Campania ne ha avuti in dote 458 ma ha solo 98 posti in più di terapia intensiva. Il Lazio ha ricevuto sinora 326 ventilatori, in Piemonte ne sono arrivati 233 (+ 40 posti), in Veneto 418, in Abruzzo 57, in Umbria 91, in Toscana 279, in Sicilia 295.
Quanti soldi ci sono e quanti se ne stanno usando – A questo punto si pone il problema dell’utilizzo dei finanziamenti stanziati per allestire i nuovi posti. Se occupato, il costo di ogni posto di terapia intensiva è calcolato in media in 1.429 euro al giorno. Ma, sulla carta, i soldi non sono il problema. Per fronteggiare l’emergenza sanitaria il ministero dell’ Economia ha stanziato sinora complessivamente oltre 9,5 miliardi di euro. Più nello specifico per aumentare i posti di terapia intensiva ci sono sul piatto 1,4 miliardi di euro. Difficilissimo conoscere il “tiraggio” di questi fondi, ossia quanti ne stanno utilizzando le regioni. Non lo sa l’ufficio del commissario Arcuri, non lo sa il ministero dell’Economia che si limita a mettere a disposizione i fondi e poi riceve i consuntivi, non lo sa il ministero degli Affari Regionali, che non è competente. Silenzio dal ministero della Salute. Così in questi giorni sono apparse ricostruzioni antitetiche. C’è chi sostiene che le regioni non stanno usando tutti i soldi che potrebbero e chi invece ribalta la responsabilità su dipartimento guidato da Arcuri.