di Andrea Taffi
Non sono mai stato un simpatizzante del governatore della Campania Vincenzo De Luca, anzi (per dirla a modo suo) non mi piace proprio per niente. Eppure, questa volta sono d’accordo con lui, con la sua decisione di ordinare la chiusura delle scuole fino al 30 ottobre prossimo.
I contagi da Covid-19 aumentano giorno dopo giorno; la Campania è una delle regioni più colpite, più a rischio di deflagrazione, e De Luca, in perfetta coerenza con quanto aveva già annunciato e con il coraggio che lo contraddistingue, prende una decisione che è drastica, certo, che è drammatica, vero, ma che (io credo) era necessaria, e non soltanto in Campania.
Ecco, è proprio questo il punto, il motivo che mi fa condividere l’inasprimento delle restrizioni del governatore campano. De Luca fa, a modo suo e forse in maniera scomposta, quello che il Governo nazionale non ha il coraggio di fare. E nel fare quello che ha fatto, De Luca costringe il Governo a valutare con più attenzione e con più coraggio l’aumento dei contagi e le conseguenze che questo finirà (secondo quello che è un comune sentire) per avere sull’ambito economico e sociale del nostro Paese.
In sostanza, De Luca dice – con i fatti, non con le parole – quello che in Italia non si vuole dire, anche se lo si pensa (di nascosto), ossia che la scuola, il suo rimanere aperta al di là di tutto, è una questione ideologica. Il Movimento 5 stelle (meglio: la ministra Lucia Azzolina) ne hanno fatto una questione che va ben al di là del puro principio e cha ha trasformato la scuola in una specie di baluardo contro il virus, una frontiera, una barricata sulla quale combattere la forza del Covid-19.
Ecco, De Luca ha fatto capire che non deve essere così, che non può essere così. La scuola è soggetta al virus come qualunque altra cosa a questo modo. Certo, i numeri dimostrano che non è una fonte di contagio diretto: si sono ammalati di coronavirus pochi alunni e pochi insegnanti, eppure la sua debolozza, il suo prestare il fianco al nemico virus sono lo stesso presenti e si manifestano sotto forme diverse, se vogliamo persino più subdole e pericolose.
Fa più paura quello che avviene fuori dalla scuola che non quello che succede dentro. Tuttavia il Governo (il Movimento 5 stelle) sembra non volerlo sentire. Non sto dicendo che si debbano chiudere tutte le scuole, voglio solo dire che si può ridurre il numero di studenti che vanno a scuola, a partire da quelli più grandi, per i quali la didattica a distanza non creerebbe problemi. Questo lascerebbe alto il vessillo della scuola (comunque presente e operante), ma consentirebbe di alleggerire il carico virulento sul resto del Paese.
Il Governatore De Luca è stato drastico, certo, ma ha solo rinunciato a parlare con chi si rifiuta di ascoltare, e lo ha fatto non sine die, ma per quindici giorni, nella speranza che gli esiti della sua decisione siano fausti e che la sua ordinanza possa essere, se non di esempio, almeno di aiuto per chi si ostina a ragionare con l’ideologia e non con il cervello e la logica. Perché al Covid-19 non interessa nulla della politica, dell’ideologia o del “quanto siamo stati bravi a…”.