VENEZIA – La Lega, che in Veneto ha fatto man bassa di seggi e di poltrone, sarà ricoperta d’oro nei prossimi cinque anni. I consiglieri regionali eletti, a cui vanno aggiunti sette assessori, riceveranno complessivamente un emolumento di 524mila euro mensili, comprensivo di indennità di carica, indennità di funzione e rimborso delle spese per l’esercizio del mandato. Il che equivale a 6 milioni 292 mila euro all’anno, 31 milioni e mezzo di euro nell’arco della legislatura. Soldi che finiscono in tasca agli interessati, ma che saranno in parte usati anche per l’attività politica, visto che dai consiglieri agli assessori, fino al governatore, ognuno gode di 4.500 euro al mese di rimborso spese. E quindi la Lega, trascinata da Luca Zaia, ha davvero la possibilità di mettere un’ipoteca per chissà quanto tempo ancora sulla vita politica del Veneto, potendo contare su un finanziamento dalle proporzioni impensabili per i partiti concorrenti nell’area di Nordest e anche rispetto ad altre regioni italiane, dove il potere è spartito in modo più proporzionato.
Tutto nasce da quel 76,8 per cento ottenuto da Zaia, accompagnato dal 44,6 per cento della propria lista personale, dal 16,9 per cento di Salvini-Lega e dal 2,4 per cento dei Veneto autonomo. Un totale del 63,9 per cento alla galassia leghista. E questo si è tradotto in 23 seggi per la lista Zaia, più il presidente, 9 seggi per il partito ufficiale e un seggio agli autonomisti. Poco importa se poi c’è stato un travaso di cinque casacche nei gruppi costituiti in consiglio, per ridurre la differenza tra Zaia e Salvini. Il risultato non cambia, in totale fanno 34 seggiole su 51 disponibili. Ma ad esse si devono aggiungere 7 degli 8 assessori della nuova giunta Zaia III, che per legge regionale non possono sedere in consiglio. Così chi entra nell’esecutivo lascia il suo posto al primo dei non eletti.
Zaia ha presentato la sua squadra composta da 8 assessori (rispetto ai 10 che potrebbe nominare). Sette sono uscenti: il bellunese Gianpaolo Bottacin (ambiente e protezione civile), la veronese Elisa De Berti che diventa anche vicepresidente della giunta (lavori pubblici, infrastrutture e trasporti), il trevigiano Federico Caner (rapporti con Regioni, agricoltura e turismo), il polesano Cristiano Corazzari (sicurezza, cultura, caccia), la vicentina Elena Donazzan (istruzione, formazione e lavoro; unica non leghista, è di Fratelli d’Italia), la vicentina Manuela Lanzarin (salute e sanità), il padovano Roberto Marcato (attività produttive). Uno solo è nuovo, Francesco Calzavara di Jesolo (Finanze, tributi e rapporti con enti locali) che ha sostituito Gianluca Forcolin, non ricandidato per lo scandalo della richiesta di un assegno Covid da 600 euro.
Alla luce di questa squadra, ecco il pallottoliere dei compensi. Per arrivare alla cifra enorme di 524 mila euro mensili per i leghisti, ci sono innanzitutto da considerare le voci degli emolumenti. Ogni consigliere o assessore regionale incassa 6.600 euro di indennità di carica. Ci sono poi le indennità di funzione: 2.700 euro al governatore e al presidente del consiglio; 2.500 euro al vicepresidente del consiglio, al vice della giunta e agli assessori (qui la Lega ha 8 posti); 2.400 euro ai segretari di presidenza, nonché presidenti di commissioni e dei gruppi (qui la Lega dovrebbe avere 9 posti, considerando, oltre al segretario di presidenza, che i gruppi sono 3 e le presidenze di commissione della maggioranza sono 5 su 6, anche se bisognerà vedere che cosa riceverà Fratelli d’Italia). 2.100 euro mensili ai rispettivi vice e ai segretari di commissione (altri 11 posti). Bisogna ovviamente considerare che il rimborso delle spese mensili di 4.500 euro va moltiplicato per 41 volte (governatore, assessori e consiglieri leghisti).
Zaia e il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti incamerano 13.800 euro a testa. Il vicepresidente (Nicola Finco) e i 7 assessori prendono 13.500 euro a testa, che fa in totale altri 108 mila euro. Stessa cifra per il segretario del consiglio, i capigruppo e i presidenti di commissione, che aggiungono così altri 121 mila euro. Per i loro vice e i vari segretari (13.200 euro a testa) altri 145 mila euro. I residui soldati semplici (che dovrebbero essere 11, a 11.100 euro ciascuno) 122.100 euro. Fate la somma e avrete il totale degli emolumenti per la Lega, che potrà dormire sonni tranquilli per i prossimi cinque anni e, se non verrà dilaniata da lotte di potere intestine, potrà investire tranquillamente risorse per ottenere, tra un lustro, la successione a se stessa.