Io lo avevo detto. Sì è vero, è la frase più stupida per eccellenza. Autoreferenziale ed inutile, soprattutto se ricopri un ruolo di responsabilità sociale. Tu l’avevi detto, e quindi? Dopo averlo detto, che cosa hai fatto? Cosa è successo? Perché la differenza tra determinare il risultato e subire il potere sta tutta qui: cosa faccio dopo che l’ho detto e non è successo nulla? Allora non posso fare altro che ridirlo, riscriverlo, invitare a rileggere le analisi precedenti sperando che voci più influenti ed autorevoli, quelli del “commento del giorno dopo”, raggiungano lo scopo.
Perché questa, sebbene un pizzico di orgoglio sia inevitabile, non è una Olimpiade tra chi lo ha detto prima. Uno sport individualista ed egocentrico. Qui si tratta di giocare di squadra nello sport della cittadinanza attiva.
E allora da qualche giorno tutti commentano la nomina di Pier Carlo Padoan come presidente di Unicredit quale “strumento” utilizzato dall’amministratore delegato di Unicredit Jean Pierre Mustier, per la fusione a costo zero con Monte dei Paschi di Siena, la successiva creazione di una subholding che controlli solo la mega-banca italiana ed infine per la vendita ad un gruppo francese.
Io lo avevo detto (ottobre 2019) che l’ipotesi di incorporazione di Mps avrebbe potuto avere un obiettivo a breve termine (tale è la visione strategica prevalente del sistema bancario degli ultimi anni): portare nelle casse di Unicredit 3,6 miliardi di Dta (Deferred tax asset), in sostanza svalutazioni su crediti che si trasformano in sconti fiscali, in pancia a Siena.
Io lo avevo detto (luglio 2019) che la drastica cura dimagrante di personale (il piano Team23 prevede il taglio di 8mila dipendenti di cui 6mila circa in Italia), filiali e npl (crediti malati) applicata da Mustier aveva e ha l’obiettivo, questo sì più a lungo termine, di snellire il ramo italiano del gruppo Unicredit per la cessione ad un buon prezzo ad una banca straniera.
Io lo avevo detto (dicembre 2019) che l’operazione risanamento di Mustier passava anche per la decisione di remunerare gli azionisti nel periodo 2020-2023 con ben 16 miliardi di euro. Una vera e propria operazione di captatio benevolentiae nei confronti degli azionisti italiani che dovranno poi chiudere un occhio (e forse anche qualche altra zona del corpo) al momento della cessione allo straniero, probabilmente di lingua francese.
Ma soprattutto io lo avevo detto (maggio 2018) che occorreva approfondire i rischi derivanti dalla relazione incestuosa e pericolosa tra banche private e Stato. Un rapporto che comportava come risultato finale uno scambio continuo tra manager e politici nelle posizioni di vertice degli istituti di credito e nei ministeri o aziende di Stato.
Alessandro Profumo, Passera, Nicastro, Monti, Enrico Letta, Siniscalco, Grilli, Padoan: “Quelli di poppa vanno a prua e quelli di prua vanno a poppa. Basta fare ammuina (confusione)”, una espressione attribuita all’editto di “Francischiello”, ossia di Francesco II di Borbone, ultimo sovrano del Mezzogiorno, uno dei tanti aneddoti denigratori sulle forze armate borboniche (nel loro insieme spregiativamente definite ‘esercito di Franceschiello’) confezionati a fine propagandistico dai Savoia per screditare il Regno delle Due Sicilie e la dinastia dei Borbone.
Una sorta di “gioco dell’oca” in cui manager e politici giudicati inefficienti, dannosi, anziani, superati e rimossi (o sostituiti) dai loro incarichi operativi vanno poi a dirigere banche e/o ministeri che sono usciti da un precedente fallimento e che continuano a essere inefficienti. Ecco il punto: oggi si parla solo della probabilità di perdere un altro pezzo del nostro patrimonio economico a vantaggio dei francesi.
Nessuno (quasi) affronta la questione più pericolosa: la salvaguardia, in caso di cessione di Unicredit Italia, del posto di lavoro dei tanti bancari che si ritroveranno nei prossimi anni a vivere ciò che negli anni Ottanta del secolo scorso hanno vissuto i dipendenti nel settore della metallurgia.
Questo è il tema fondamentale, necessario, determinante per il futuro del sistema bancario che dovrebbe essere affrontato nella Commissione bicamerale di inchiesta presieduta da Carla Ruocco (M5s) che dovrebbe assicurare, sin da ora, le giuste garanzie in vista di scenari futuri che, spero, non saranno poi commentati da “quelli del giorno dopo” solo come fatto di cronaca.
Ah dimenticavo, io lo avevo detto (giugno 2020) che, cosi come composta ed opera, la commissione è assolutamente inutile.