“Gli uomini di scienza sono l’incarnazione della barbarie mentale, proveniente dalla sostituzione degli schemi ai concetti, dei mucchietti di notizie all’organismo filosofico-storico”, così scriveva Benedetto Croce ne Il risveglio filosofico e la cultura italiana. E questo spiega la diffidenza verso la scienza che caratterizza la “cultura” italiana, visto che Croce disegnò i percorsi di formazione nel nostro paese.
Con queste parole in mente contestai un mio collega filosofo quando parlò di “scientismo”: l’eccessiva fiducia nella scienza. Eccessiva? e quale altro sistema abbiamo per acquisire conoscenza? Darwin ha messo l’uomo dentro la natura, e Copernico ha messo la terra al suo posto nell’universo. La scienza ha dato le risposte e gli scienziati sono diventati filosofi, cambiando la nostra visione del mondo e di noi stessi.
Ho cambiato idea, e ora per me scientismo è una parola ammissibile, anche se con qualche modifica rispetto all’accezione originale. Vediamo perché.
Il crescere della popolazione umana e uno stile di vita distruttivo modificano il pianeta, rendendolo inospitale per la nostra specie. Gli scienziati che studiano gli ecosistemi e la biodiversità (ecologi, zoologi, botanici) dicono: non possiamo crescere all’infinito e dobbiamo cambiare stile di vita, stiamo mettendo a rischio la nostra sopravvivenza.
Altri scienziati non chiedono di limitare la crescita e sviluppano nuove tecnologie, in grado di infrangere i limiti e permettere una crescita senza fine. Non a caso la “crescita” continua ad essere il perno dei programmi di tutti i governi, anche se ora c’è maggiore consapevolezza della necessità di sostenibilità.
Le soluzioni proposte per mantenere la crescita sono più tecnologiche che scientifiche: consistono in pratiche agricole sempre più efficienti, con organismi geneticamente modificati per crescere in fretta e resistere ai parassiti o ai veleni che usiamo per distruggere i parassiti stessi. Queste pratiche prevedono che la biodiversità sia eradicata e che, al suo posto, crescano soltanto le specie che soddisfano i nostri bisogni immediati. Una minima conoscenza di come funzionano gli ecosistemi dovrebbe far capire che le cose non possono andare in questa direzione.
Infatti, nel 2015, Papa Francesco pubblica Laudato Si’, un’enciclica rivoluzionaria. La massima autorità di una delle più importanti religioni propone all’umanità intera di convertirsi alla scienza. Anzi, a una scienza: l’ecologia. Non era mai avvenuto prima: la religione aveva sempre guardato con diffidenza al progresso scientifico, basti pensare a Galileo, o a come furono accolte le idee di Darwin.
L’enciclica di Francesco, e la conversione ecologica che propone, dovrebbe essere il tema principale delle ore di religione impartite nei percorsi scolastici, e dovrebbe essere letta e commentata in tutte le funzioni religiose. E invece no. L’ecologia non è una formale materia di insegnamento, pur essendo la disciplina che ci spiega come funziona il mondo vivente e quali sono i rapporti tra le specie, inclusa la nostra. Le Nazioni Unite, intanto, pubblicano documenti che denunciano il rischio che un milione di specie si estingua nei prossimi 30 anni.
Nonostante questo la fiducia che la scienza possa risolvere i problemi permane in molte porzioni della popolazione. Se consumeremo questo pianeta… poco male: in un post precedente ho parlato degli scienziati che propongono di risolvere il problema trasferendoci su altri pianeti, dopo aver consumato questo. Ecco, questo è scientismo. E la scienza diventa una religione.
Non si ha fede in un essere superiore che ci salverà, ma in soluzioni che prima o poi la scienza troverà. Ora non ci sono ma, se investiremo risorse sufficienti, le troveremo. Non ci piace chi propone problemi, ci piacciono le soluzioni! Le risposte a quel post sono state rabbiose. Sono stato attaccato e insultato da lettori che mi hanno spiegato quanto sia grande il progresso scientifico, accusandomi di profonda ignoranza.
In effetti il mio post parlava proprio di ignoranza: ignoranza di come funzionino gli ecosistemi e la biodiversità nel permettere i processi che rendono possibile la nostra vita. Siamo all’apice di una parabola: una posizione molto pericolosa, visto quello che viene dopo l’apice della crescita. Lo scientismo si è manifestato anche con il progetto genoma, quando ci promisero che tutti i problemi sanitari sarebbero stati risolti una volta decodificato il nostro patrimonio genetico. Promessa esagerata.
Mettere in dubbio una fede è pericoloso e i miscredenti sono oggetto delle critiche più feroci. Ora sarò attaccato da chi mi spiegherà l’importanza della genetica, così come sono stato attaccato da chi mi ha spiegato l’importanza dell’astrofisica. Mi spiego meglio: non nego affatto l’importanza di ogni branca della scienza, nego che una sola branca della scienza possa farci capire “tutto”, e che la tecnologia possa risolvere “tutto”.
Ogni branca della scienza mette in luce i limiti delle altre branche. Lo scientismo, quindi, è la fede che una scienza possa essere la chiave che risolve tutti i problemi, magari producendo una magica equazione del tutto. Questo mi convince sempre di più che l’uomo ha estremo bisogno di una religione, e se una religione chiede la conversione alla scienza, portandoci con i piedi per terra, ecco che la scienza diventa una religione.
Dalla terra promessa siamo ora al pianeta promesso e, ovviamente, alla crescita eterna, senza limiti. Verso l’infinito e oltre!