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Coprifuoco, Decaro: “Comuni indicheranno aree con assembramenti, poi sarà lo Stato a chiuderle”. Conte: “Concordato un protocollo”

Il presidente dell'Anci abbassa i toni dopo il botta e risposta tra i primi cittadini italiani e il governo seguito all'annuncio di Giuseppe Conte che nella conferenza stampa di domenica sera aveva attribuito agli amministratori locali il compito di attuare o meno dei mini-lockdown in strade o piazze a rischio assembramenti dalle 21. Ora il premier precisa: "Ci siamo sentiti con Decaro e Lamorgese. Sarà il Comitato ordine e sicurezza pubblica a trovare una soluzione per le aree più critiche"

I Comuni individueranno le aree dove si verificano i maggiori assembramenti, ma sarà il governo a doverne garantire la chiusura tramite i controlli delle forze dell’ordine. Il presidente dell’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e sindaco di Bari, Antonio Decaro, abbassa i toni dopo il botta e risposta tra enti locali e governo seguito all’annuncio del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che nella conferenza stampa di domenica sera aveva attribuito agli amministratori locali il compito di attuare o meno dei mini-lockdown in strade o piazze a rischio assembramenti dalle 21. Al termine della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, alla quale ha partecipato il prefetto di Bari alla presenza del direttore del dipartimento di prevenzione della Asl, Decaro ha dichiarato che “i sindaci non si sottraggono alle responsabilità. Mai. Figuriamoci in tempo di emergenza. Prenderci cura delle nostre comunità è nel nostro dna. Se oggi il nostro compito è individuare strade e piazze da chiudere per evitare gli assembramenti e quindi i contagi, lo faremo. Anzi, lo stiamo già facendo. Individueremo le aree all’interno del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, lo Stato dovrà assicurare il controllo attraverso le forze dell’ordine, coordinate dal prefetto e dal questore. Perché, come è noto, non sono i sindaci a disporre delle forze dell’ordine“.

Un’interpretazione poi confermata dallo stesso premier Conte, che a margine di una conferenza stampa sulla legge di bilancio 2021 spiega: “Ci siamo sentiti con Decaro e Lamorgese e abbiamo già concordato un protocollo che consentirà ai sindaci, sentite le Asl, di adottare una proposta per le piazze e le vie che più si prestano ad assembramenti. Poi, nell’ambito di una riunione tecnica del Comitato ordine e sicurezza pubblica si cercherà una soluzione per controlli e attuazione da parte di tutte le autorità competenti. Si tratta di misure sperimentali: dobbiamo costruire anche qualcosa di nuovo”. La telefonata è stata confermata anche da Decaro che ha chiuso definitivamente la partita, ribadendo il ruolo di prefetti e questori nei coprifuoco locali: “Non chiedete ai sindaci i controlli perché, come ha confermato il presidente del Consiglio Conte, i controlli li fanno il prefetto e il questore”. In serata è proprio lui a fare da apripista tra i colleghi, firmando la prima ordinanza di chiusure nella sua Bari.

Si placano quindi le polemiche sui nuovi poteri assegnati ai sindaci dall’ultimo dpcm. Lo scontro era nato nella serata di domenica, per poi proseguire per tutta la mattinata di lunedì tra i rappresentanti dell’esecutivo e i primi cittadini italiani. Proprio Decaro era arrivato a definire la comunicazione di Conte “una scorrettezza istituzionale che scarica le responsabilità di un coprifuoco sui sindaci”. Alle sue parole aveva ribattuto il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, sostenendo invece che “se c’è un quartiere da chiudere lo decidono i sindaci, non c’era nemmeno bisogno di specificarlo”. Di fronte alle proteste degli amministratori, dal testo definitivo del nuovo Dpcm è poi sparito il riferimento ai sindaci, un cambiamento puramente formale più che fattuale. Ma ciò che ha scatenato le proteste è il fatto che la comunicazione del presidente del Consiglio sia arrivata senza essere stata concordata nel corso dei vertici precedenti al dpcm: “Non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile”, aveva dichiarato il primo cittadino barese. Sulla questione era poi intervenuto il Viminale precisando, con il sottosegretario con delega agli Enti Locali, Achille Variati, che “i primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno ovviamente supportati in tutto dai Prefetti negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico. Ed è proprio con i Prefetti e nei Comitati Provinciali che si potranno valutare casi particolarmente delicati in cui risultasse necessario, opportuno e possibile chiudere al pubblico strade o piazze”.

Decaro: “Scaricabarile, il governo si assuma le sue responsabilità”
Poco dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio, il sindaco di Bari è stato il primo a protestare per l’annuncio del premier. “Il governo, senza nemmeno affrontare il tema nelle numerose riunioni di queste ore, inserisce in un Dpcm una norma che sembra avere il solo obiettivo di scaricare sulle spalle dei sindaci la responsabilità del coprifuoco agli occhi dell’opinione pubblica. Questo non lo accettiamo. Nei momenti difficili le istituzioni si assumono le responsabilità, non le scaricano su altre istituzioni con cui lealmente dovrebbero collaborare. I sindaci sono abituati ad assumersi le loro responsabilità. Vorremmo che tutte le istituzioni facessero lo stesso”, aveva tuonato.

Oggi, di nuovo interpellato sul tema, il primo cittadino del capoluogo pugliese ha fatto sapere che il riferimento ai “sindaci” è stato tolto dal testo definitivo del Dpcm, anche se la sostanza non cambia. Così ha annunciato che le delegazioni dei primi cittadini non parteciperanno più alle cabine di regia con esecutivo e Regioni: “È stata commessa una scorrettezza istituzionale, non parteciperemo più a riunioni di regia perché tanto la presenza dei sindaci è inutile. Si incontrano i ministri con i presidenti di Regione e decidono in autonomia. Il governo decide senza tener conto delle esigenze locali”.

Boccia: “Comuni non sono stati abbandonati, ma tocca ai sindaci decidere”
Al presidente dell’Anci ha risposto, in mattinata, il ministro Boccia: “Il governo scarica sui sindaci? No, non è così, Decaro lo sa – ha detto a Rainews24 – La norma che chiamava espressamente in causa i sindaci è stata smussata ma in ogni città se c’è un luogo da chiudere lo decide il sindaco, i sindaci sanno che lo Stato è al loro fianco 24 ore su 24, dobbiamo tornare alla collaborazione massima”. E ha poi aggiunto: “I sindaci ci hanno dato un contributo importante, la norma specifica non è il centro del Dpcm, c’è ben altro”.

Viminale: “Se urgenti, chiusure anche in 24 ore”
Dopo aver chiarito il ruolo di supporto dei Prefetti alla gestione dei mini-lockdown decisi dai sindaci, Variati ha anche aggiunto che, in caso di situazioni di emergenza, le chiusure possono avvenire anche nell’arco di 24 ore: “Laddove si rivelassero condizioni di urgenza, nell’arco di 24 ore si può fare anche l’ordinanza di chiusura, ma è chiaro che non vanno tralasciati una serie di passaggi, non ultimo quello che, quando un provvedimento riguarda un esercizio, va notificato. Essendo una motivazione di natura sanitaria – ha aggiunto – il Prefetto non ha la capacità di emettere l’ordinanza ma solo di attuarla. Il sindaco fa l’ordinanza e lo strumento è il Comtato di ordine e sicurezza pubblica che supporterà, motiverà e accompagnerà il sindaco sull’opportunità di emettere il provvedimento da lui firmato”. Inoltre, prosegue, per emettere ordinanze di chiusura come quelle previste nel Dpcm “bisognerà sentire anche l’Asl, che potrà essere invitata dal Prefetto al Comitato per l’ordine pubblico, per portare tecnicamente il pensiero della sanità locale. Sicuramente verranno valutate anche le relazioni delle forze dell’ordine stilate a seguito delle loro verifiche in quei luoghi dove eventualmente dovessero verificarsi assembramenti”.

Da Gori a Nardella, le proteste dei primi cittadini
D’accordo con Decaro anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che su Facebook definisce la misura “inapplicabile”: “È una previsione non concordata con i rappresentanti dei sindaci, mai discussa negli incontri che si sono tenuti con il governo fino a stamattina, e che i sindaci giudicano non realizzabile con le sole forze di polizia locale a loro disposizione. Condivido dunque la posizione del presidente dell’Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro, rilanciata in queste ore da moltissimi altri sindaci”.

Anche Dario Nardella, sindaco di Firenze, spiega su Twitter che “lasciare sulle spalle di noi sindaci la scelta delle zone dove imporre e controllare il coprifuoco è impossibile”. Mentre il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, aggiunge che “l’esecutivo non può scaricare questa responsabilità dopo mesi durante i quali il ruolo delle amministrazioni locali è stato a dir poco sottovalutato. Se il governo valuta, come sembra che sia dal contenuto del Dpcm, che la situazione in Italia sia grave e stia ulteriormente peggiorando come in altri Paesi d’Europa, si assuma le sue responsabilità come hanno fatto altri governi europei. Se si valuta la necessità di una sorta di lockdown notturno che somiglia molto al coprifuoco, il governo lo decreti e disponga chi, come e con quali forze deve effettuare i controlli. Basta con il gioco al massacro contro le amministrazioni locali”.

Quello del sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, suona come un j’accuse: “Conoscendo la sensibilità istituzionale del presidente Conte e la coesione che deve caratterizzare questo difficilissimo periodo che vive la nostra Repubblica, non posso credere che si sia deliberatamente e dall’alto, senza consultare sul punto i sindaci d’Italia, scelto di scaricare su di noi una decisione non praticabile“, ha dichiarato. “L’effetto delle parole pronunciate dal presidente del Consiglio davanti a milioni di italiane e italiani – aggiunge – sarà quello di lasciare ancora una volta i sindaci con il cerino in mano. Lo Stato sceglie, quindi, di puntare il dito per nascondere quello che non si è fatto, in tante parti del Paese, per rafforzare la rete territoriale di sanità pubblica”. E dice di provare “amarezza, sconforto e delusione per uno Stato che non ha la sensibilità, la volontà e la lungimiranza di mettere al centro i suoi cittadini e chi li rappresenta, a mani nude, sul territorio, con poche risorse umane e spesso senza un euro. Dopo 9 mesi dallo scoppio della pandemia è un segno di debolezza e mancanza di lucidità dello Stato non riuscire a garantire il controllo del territorio e scaricarlo sui sindaci che spesso non hanno né personale né soldi per pagare straordinari”.

Duro il commento del sindaco di Benevento, Clemente Mastella, che parla di “Stato di polizia”: “I sindaci non sono spaventapasseri della popolazione, soprattutto quella giovanile. Già abbiamo incombenze straordinarie, senza avere assai spesso la possibilità di poter passare dalle decisioni all’operatività. Darci anche compiti esagerati, quasi da Stato di Polizia, è inaccettabile. Bisogna essere tutti responsabili e i sindaci lo sono, ma nessuno trasferisca le proprie responsabilità agli altri. L’unica cosa vera è che è mancato in questo periodo un maggior ascolto dei sindaci e un loro maggior coinvolgimento”.

Sindaco di Aosta col governo: “Polemica sul nulla, competenze ci sono già”
Controcorrente rispetto ai suoi omologhi italiani è il sindaco di Aosta, Gianni Nuti: “Il riferimento ai sindaci nel Dpcm è implicito, la misura restrittiva in questione riguarda competenze che sono già in capo a noi, da adottare in accordo con la prefettura. Si sta facendo polemica sul nulla“, ha dichiarato.