Televisione

Federica Panicucci: “Fino ai 35 anni non mettevo le gonne, per me era una violenza mostrare le gambe”

La conduttrice di “Mattino Cinque” si è raccontata a Silvia Toffanin, in occasione dell'uscita del libro “Il coraggio di essere felice”. L'ex marito il dj Fargetta, i figli, i complessi dell'adolescenza, i no ricevuti ma anche il ricordo commosso del padre

di Andrea Conti

Federica Panicucci ha affidato a “Verissimo” alcuni racconti legati alla sua separazione con il dj Fargetta ma anche il ricordo commosso del padre Edo, morto nel 2016. L’occasione è la presentazione del nuovo libro “Il coraggio di essere felice”.

“Il dolore devi viverlo e tenerlo dentro di te. Poi devi iniziare a guardare oltre. La vita ti fa dei doni, devi avere la capacità di afferrarli. Tutta la mia vita è stata mossa da questo obiettivo, la ricerca di cose belle, della felicità”, ha esordito la conduttrice di “Mattino Cinque”. Il ricordo poi è andato all’ex marito il dj Mario Fargetta dal quale ha divorziato nel 2015. “A un certo punto ci siamo chiesti se fossimo felici – ha rivelato la Panicucci – e la risposta è stata: ‘Forse no, forse non siamo felici’. E allora per l’atto d’amore che devi verso te stessa, capisci che è il momento di attuare quel cambiamento”. I due hanno avuto due figli Sofia e Mattia: “L’amore per i figli è il tratto distintivo che devono avere due genitori quando decidono di separare le proprie strade. Rispetto, affetto e amore totale per i figli, così i cammini si possono separare, ma rimarrà sempre il ricordo di ciò che è stato”.

La Panicucci ha anche rivelato di aver avuto un rapporto conflittuale con le sue gambe che ha sempre pensato fossero troppo magre, arrivando a coprirle fino a 35 anni. “Da piccola non accettavo il mio corpo, venivo presa in giro per le mie gambe. Feci un provino alla Scala e venni scartata perché dissero che avevo un fisico esile. Oggi sono una donna realizzata, ho imparato a convivere con i miei pregi e i miei difetti”, ha rivelato. Poi è arrivato anche un momento di commozione con il ricordo del papà Edo: “Quando lui tornava da lavoro, giocavamo sul lettone, era il nostro rito, il libro è dedicato a lui”.

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