In Italia la povertà assoluta minorile rischia di aumentare, ingrossando le fila dei 1.137.000 bambini (l’11,4% del totale) che già oggi sono privi dell’indispensabile per condurre una vita dignitosa. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Save The Children ‘Proteggiamo i bambini. Whatever it takes’, che mette in luce l’impatto della pandemia sui più piccoli e gli adolescenti. In base a una ricerca condotta dall’organizzazione nel mese di aprile, più di 4 famiglie su 10 (46,7%) con bambini tra gli 8 e i 17 anni, nel nostro Paese hanno visto ridursi le risorse economiche a causa del Covid, il 44,7% ha dovuto tagliare le spese alimentari, una su tre (32,7%) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette (37.1% al Sud, e 43.8% nelle Isole) e una su quattro (26,3%) anche quello dell’affitto o del mutuo.
La necessità di utilizzare la didattica a distanza, durante il lockdown, ha mostrato, inoltre, il divario nell’accesso a internet e alle nuove tecnologie per i ragazzi che vivono nelle periferie più svantaggiate. Il rapporto ricorda infatti che in Italia 1 studente su 8 non ha un computer portatile e più di 2 minori su 5 (42%) vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. Fattori che rischiano di aggravare ulteriormente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14% e il 15%, ben al di sopra del target Ue che prevedeva la riduzione di tale indice almeno al 10% entro il 2020 e rispetto al quale si è fissato un target nazionale al 14%.
In tutto il pianeta, già prima dell’esplosione della pandemia 586 milioni di bambini vivevano in famiglie in situazione di povertà: un numero che per effetto della crisi dovuta al Covid potrebbe aumentare di 150 milioni entro la fine dell’anno in corso, portando così a oltre 700 milioni i minori in povertà, vale a dire circa 1 su 3 al mondo. E solo nell’Africa subsahariana, rileva il rapporto, tra i 22 e i 33 milioni di bambini in più potrebbero essere spinti verso la povertà estrema. Fame, insicurezza alimentare e impossibilità di accedere alle cure mediche che potrebbero spingere 6,7 milioni di bambini sotto i cinque anni in più nella morsa letale della malnutrizione acuta, con più della metà dei casi (57,6%) concentrati in Asia e 1 bambino su 5 (21,8%) in Africa subsahariana. In Bangladesh, ad esempio, il reddito delle famiglie è diminuito di oltre il 70% dall’inizio della pandemia, mentre in Africa 426 bambini al giorno, 1 ogni 4 minuti, rischiano di morire di fame entro la fine del 2020.
In quattro Paesi dell’Africa occidentale – Mauritania, Niger, Nigeria e Ciad – circa 4,8 milioni di bambini sotto i 15 anni, sottolinea l’Organizzazione, hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente per poter sopravvivere e continuare ad andare a scuola, facendo segnare un incremento del 60% rispetto ai livelli pre-pandemia. Nella regione, infatti, l’accesso a cibo sano e nutriente sta diventando sempre più difficile, con la Mauritania che fa registrare un aumento allarmante del 460% del fabbisogno alimentare per sostenere la popolazione, il che vuol dire che la quantità di sostegno di cui ha bisogno una famiglia per le proprie esigenze primarie è più che quadruplicata. E anche il Niger e il Ciad si trovano in uno stato critico, con un aumento rispettivamente del 201% e del 155% del fabbisogno alimentare.
A causa della riduzione di servizi sanitari essenziali e di routine, con 80 milioni di bambini sotto l’anno di età in almeno 68 paesi che potrebbero non avere più accesso a vaccini salva-vita, le morti infantili, nel mondo, potrebbero aumentare del 45%: una percentuale enorme se si considera che, solo nel 2019, 5,2 milioni sotto i cinque anni hanno perso la vita per cause facilmente curabili e prevenibili, come la malaria, la diarrea o la polmonite.
“I bambini non sono stati colpiti direttamente dalla pandemia, ma sulle loro vite e sul loro futuro si sono abbattuti e si stanno continuando ad abbattere gli effetti indiretti più gravi dell’emergenza Covid. Perché se la pandemia ha interessato indistintamente quasi tutti i Paesi al mondo, allo stesso tempo il Covid si è imposto come un micidiale acceleratore di diseguaglianze. E così nelle periferie delle nostre città in Italia, così come negli angoli più remoti del pianeta, i bambini e le bambine che vivono nelle famiglie e nei contesti più fragili sono diventati ancora più vulnerabili”, ha affermato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, “Siamo intervenuti sin dai primi momenti della crisi e abbiamo messo in campo un piano di interventi massiccio, in Italia e in altri 87 Paesi al mondo, grazie al quale solo nei primi due mesi siamo riusciti a raggiungere più di 9 milioni di persone, di cui 4,3 milioni di bambini. Con un unico obiettivo: proteggere i bambini, a qualunque costo. Ma c’è ancora tanto da fare per alleviare le ferite causate dall’emergenza Covid. Proteggere i bambini ora significa proteggere una generazione che rischia di perdersi, una generazione che è il nostro futuro”.