"Nelle periferie delle nostre città in Italia, così come negli angoli più remoti del pianeta, i bambini e le bambine che vivono nelle famiglie e nei contesti più fragili sono diventati ancora più vulnerabili" dice la direttrice di Save The Children, Daniela Fatarella
In Italia la povertà assoluta minorile rischia di aumentare, ingrossando le fila dei 1.137.000 bambini (l’11,4% del totale) che già oggi sono privi dell’indispensabile per condurre una vita dignitosa. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Save The Children ‘Proteggiamo i bambini. Whatever it takes’, che mette in luce l’impatto della pandemia sui più piccoli e gli adolescenti. In base a una ricerca condotta dall’organizzazione nel mese di aprile, più di 4 famiglie su 10 (46,7%) con bambini tra gli 8 e i 17 anni, nel nostro Paese hanno visto ridursi le risorse economiche a causa del Covid, il 44,7% ha dovuto tagliare le spese alimentari, una su tre (32,7%) ha dovuto rimandare il pagamento delle bollette (37.1% al Sud, e 43.8% nelle Isole) e una su quattro (26,3%) anche quello dell’affitto o del mutuo.
La necessità di utilizzare la didattica a distanza, durante il lockdown, ha mostrato, inoltre, il divario nell’accesso a internet e alle nuove tecnologie per i ragazzi che vivono nelle periferie più svantaggiate. Il rapporto ricorda infatti che in Italia 1 studente su 8 non ha un computer portatile e più di 2 minori su 5 (42%) vivono in case prive di spazi adeguati per studiare. Fattori che rischiano di aggravare ulteriormente il tasso di dispersione scolastica, che in Italia, negli ultimi cinque anni, è oscillato tra il 14% e il 15%, ben al di sopra del target Ue che prevedeva la riduzione di tale indice almeno al 10% entro il 2020 e rispetto al quale si è fissato un target nazionale al 14%.
In tutto il pianeta, già prima dell’esplosione della pandemia 586 milioni di bambini vivevano in famiglie in situazione di povertà: un numero che per effetto della crisi dovuta al Covid potrebbe aumentare di 150 milioni entro la fine dell’anno in corso, portando così a oltre 700 milioni i minori in povertà, vale a dire circa 1 su 3 al mondo. E solo nell’Africa subsahariana, rileva il rapporto, tra i 22 e i 33 milioni di bambini in più potrebbero essere spinti verso la povertà estrema. Fame, insicurezza alimentare e impossibilità di accedere alle cure mediche che potrebbero spingere 6,7 milioni di bambini sotto i cinque anni in più nella morsa letale della malnutrizione acuta, con più della metà dei casi (57,6%) concentrati in Asia e 1 bambino su 5 (21,8%) in Africa subsahariana. In Bangladesh, ad esempio, il reddito delle famiglie è diminuito di oltre il 70% dall’inizio della pandemia, mentre in Africa 426 bambini al giorno, 1 ogni 4 minuti, rischiano di morire di fame entro la fine del 2020.
In quattro Paesi dell’Africa occidentale – Mauritania, Niger, Nigeria e Ciad – circa 4,8 milioni di bambini sotto i 15 anni, sottolinea l’Organizzazione, hanno bisogno di assistenza umanitaria urgente per poter sopravvivere e continuare ad andare a scuola, facendo segnare un incremento del 60% rispetto ai livelli pre-pandemia. Nella regione, infatti, l’accesso a cibo sano e nutriente sta diventando sempre più difficile, con la Mauritania che fa registrare un aumento allarmante del 460% del fabbisogno alimentare per sostenere la popolazione, il che vuol dire che la quantità di sostegno di cui ha bisogno una famiglia per le proprie esigenze primarie è più che quadruplicata. E anche il Niger e il Ciad si trovano in uno stato critico, con un aumento rispettivamente del 201% e del 155% del fabbisogno alimentare.
A causa della riduzione di servizi sanitari essenziali e di routine, con 80 milioni di bambini sotto l’anno di età in almeno 68 paesi che potrebbero non avere più accesso a vaccini salva-vita, le morti infantili, nel mondo, potrebbero aumentare del 45%: una percentuale enorme se si considera che, solo nel 2019, 5,2 milioni sotto i cinque anni hanno perso la vita per cause facilmente curabili e prevenibili, come la malaria, la diarrea o la polmonite.
“I bambini non sono stati colpiti direttamente dalla pandemia, ma sulle loro vite e sul loro futuro si sono abbattuti e si stanno continuando ad abbattere gli effetti indiretti più gravi dell’emergenza Covid. Perché se la pandemia ha interessato indistintamente quasi tutti i Paesi al mondo, allo stesso tempo il Covid si è imposto come un micidiale acceleratore di diseguaglianze. E così nelle periferie delle nostre città in Italia, così come negli angoli più remoti del pianeta, i bambini e le bambine che vivono nelle famiglie e nei contesti più fragili sono diventati ancora più vulnerabili”, ha affermato Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children, “Siamo intervenuti sin dai primi momenti della crisi e abbiamo messo in campo un piano di interventi massiccio, in Italia e in altri 87 Paesi al mondo, grazie al quale solo nei primi due mesi siamo riusciti a raggiungere più di 9 milioni di persone, di cui 4,3 milioni di bambini. Con un unico obiettivo: proteggere i bambini, a qualunque costo. Ma c’è ancora tanto da fare per alleviare le ferite causate dall’emergenza Covid. Proteggere i bambini ora significa proteggere una generazione che rischia di perdersi, una generazione che è il nostro futuro”.