Alla fine è toccato allo sport più capitalista realizzare il sogno della vecchia Unione Sovietica. Sì perché ora Marx, Lenin e Togliatti potranno tornare a infiammare le folle. O almeno qui manipoli di appassionati che seguono la Serie B russa. Tutto merito di un affare che sembra più un appuntamento con la storia che un colpo di mercato. A lanciare la notizia non è stato l’Agit-Prop, ma i siti specializzati in questo tipo di trattative. Perché il Lada Togliatti, la squadra della città russa che sorge vicino al Volga e che dal 1964 porta il nome del segretario del Partito Comunista Italiano, aveva bisogno di un centrocampista capace di fornire estro alla sua manovra piuttosto farraginosa. I vertici del club, ultimo in classifica con appena 3 punti in 11 partite, hanno scandagliato il mercato, hanno visto dvd, hanno analizzato le statistiche. E poi hanno scelto con il cuore.

Così a Togliatti è arrivato Marx Lenin, centrocampista brasiliano di 20 anni con un passato da promessa e un presente da svincolato. Spetta a lui, ora, il compito di far sognare i 18mila spettatori del Torpedo, lo stadio di una città da oltre 700mila abitanti famosa per essere la sede della Lada-Vaz, il marchio sovietico delle auto del popolo. Nessuna fuoriserie, solo copie della Fiat 124. Al ritmo di un milione di esemplari all’anno. Niente lussi, tanta concretezza. La stessa che ora il club spera di aver trovato in questo ragazzo cresciuto con il mito di Neymar e caro amico di Vinicius Jr.. Peccato però che i rapporti interpersonali non facciano curriculum. Anzi, mentre i suoi compagni sono andati avanti, la crescita di Marx Lenin dos Santos Gonçalves si è arrestata improvvisamente.

A 17 anni il trequartista non aveva ancora debuttato fra i grandi ma aveva già centrato l’impresa di diventare uno dei calciatori più di moda in tutto il Brasile. Più per quel nome particolare, però, che per quanto fatto vedere nelle giovanili del Flamengo. E poco importa se il ragazzo ha più volte spiegato che di politico, in questa faccenda, c’è ben poco. “A dire la verità non ho idea di chi siano Marx e Lenin – aveva detto in un’intervista rilasciata a O Tempo – mio padre si chiama Antonio Marques Gonçalves e a mia madre piaceva l’idea che mi chiamassi come lui ma ha anche voluto modificare il nome in modo che non fosse esattamente lo stesso. Così abbreviò Marques in Marx. Lenin, invece, non so proprio da dove vanga”.

Ad aprirgli le porte delle giovanili del Flamengo, nel 2009, è stato Zico, uno che da quelle parti supera la condizione di idolo. Gli inizi sono promettenti, tanto che Marx Lenin entra a far parte delle nazionali giovanili del Brasile. Qualcuno vede in lui una grande promessa del calcio carioca, altri solo un attaccabrighe che per qualche gesto di insubordinazione viene escluso dalla squadra. Il momento più alto della sua carriera arriva a novembre del 2017, quando segna un gol contro il Botafogo che regala al Flamengo la vittoria nel torneo di Rio de Janeiro. Qualcuno afferma che il ragazzo è pronto a stravolgere il mondo del calcio. Eppure la tanto attesa rivoluzione non arriverà. Né a ottobre. Né negli anni successivi.

Dal settembre 2019 al gennaio 2020 va in prestito all’under 20 dell’Avai FC. Poi il Flamengo lo invita a trovarsi un’altra squadra. A 20 anni si ritrova già disoccupato. In tanti pronunciano il suo nome, quasi nessuno per proporgli un nuovo ingaggio. “Sui social parlano molto di me – dice a O Globo – dicono che sono comunista, e io non so che cosa significhi. Comunque partecipo sempre agli scherzi anche per divertirmi un po’. Per quanto riguarda la politica attuale non so niente di niente”. Ora i collezionisti di mezzo mondo cercheranno di acquistare la maglia del Lada Togliatti con il suo nome scritto in cirillico. I tifosi, invece, sperano che la salvezza del club passi per il suo piede. Il sinistro, ovviamente.

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