Nella lista delle “cartelle esattoriali” notificate dalla Guardia di Finanza ci sono per lo più criminali collegati ai clan del vesuviano, finiti negli ultimi cinque anni nelle maglie della giustizia, che avevano accumulato circa un milione e mezzo di euro grazie a interessi annui del 275 per cento
L’idea è venuta ai finanzieri del gruppo di Torre Annunziata, coordinati dal tenente colonnello Agostino Tortora: perché non tassare i guadagni dell’usura e della criminalità e colpirli anche nel portafoglio? Detto, fatto: un bel conto, salato, da 400mila euro, è stato presentato a 17 personaggi del napoletano gravati da inchieste e condanne. Tra i quali una stretta parente dei fratelli Alessandro e Pasquale Fiorente, due broker internazionali della droga coinvolti nell’inchiesta che vide indagata anche Federica Gagliardi, la “Dama Bianca” sorpresa con una valigia piena di droga all’aeroporto di Fiumicino nel 2014, 24 chili di cocaina purissima, lei che era stata tra le poche privilegiate a salire sugli aerei di Stato di Silvio Berlusconi. Fu ospite al G8 ad Huntsville, in Canada, in qualità di “responsabile della segreteria del segretario generale della Regione Lazio”.
Nella lista delle “cartelle esattoriali” notificate dalla Guardia di Finanza ci sono per lo più criminali collegati ai clan del vesuviano, finiti negli ultimi cinque anni nelle maglie della giustizia, che avevano accumulato circa un milione e mezzo di euro. L’iniziativa nasce in seguito alle indagini scattate dopo la gambizzazione di una delle vittime di usura. Tra le quali imprenditori e commercianti intimiditi, vessati, picchiati, intimoriti con le armi. Nella lista dei ‘contribuenti’ ci sono anche due persone legate a Vincenzo Senese, figlio del boss Michele Senese, capo del potente gruppo camorristico contiguo al clan Moccia. Si tratta di ambienti di camorra che sin dagli anni ’80 hanno fatto importanti investimenti a Roma e che si spartivano le attività illecite nella Capitale insieme con i Casamonica e gli Spada.
Interessi annui che arrivavano al 275 per cento, imposti senza pietà da aguzzini capaci di impossessarsi – se i pagamenti usurai non venivano onorati – di case, negozi, ville. In un caso l’usuraio ha chiesto alla vittima di assumere la moglie, e pagarla, senza farla lavorare. In un altro caso hanno detto allo strozzato: “Se non paghi ci prendiamo un souvenir dal tuo corpo”. Un dito? Un orecchio? Una minaccia che poi non è stata realizzata. Parte dei proventi finiva in Svizzera, considerata la cassaforte degli usurai. Che ora, si spera, dovranno restituire parte del maltolto sotto forma di tasse.