Un faccia a faccia “per capire”, lo definisce lui, che appena tre giorni fa bollava il coprifuoco come una idea “strampalata” e ora si ritrova la sua regione, guidata dal leghista Attilio Fontana, come la prima in cui quella misura “senza senso” entrerà in vigore. Sempre che nelle prossime ore, come ampiamente annunciato, il governatore firmi l’ordinanza che chiude la Lombardia dalle 23 alle 5 di ogni giorno e tiene le serrande abbassate della media e grande distribuzione in tutti i week end. Perché il testo ancora non c’è, eppure le regole dovrebbero entrare in vigore da giovedì. Ma Matteo Salvini non è così convinto della scelta. E a sorpresa martedì pomeriggio, dopo il vertice con i leader del centrodestra, ha comunicato: “Ho una riunione con il governatore e gli assessori per capire. Prima di chiudere io voglio capire”. Chiarissimo il messaggio dell’ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni: “Fontana deve aspettare Salvini per firmare il decreto? Chi è il governatore? I casi sono due: se passa il coprifuoco Salvini dovrebbe dimettersi, se non passa si dovrebbe dimettere Fontana. Vediamo un po’, sono curioso”, scrive su Twitter.

Anche Fratelli d’Italia ha espresso “diverse perplessità” sulla decisione della giunta, presa di concerto con tutti i sindaci delle città capoluogo e su suggerimento del Comitato tecnico scientifico che prevede 4mila ricoveri e 600 malati in terapia intensiva entro il 31 ottobre se non arriverà una stretta per frenare l’aumento dei contagi, tornati sopra i 2mila giornalieri dopo il calo di lunedì avvenuto con il dimezzamento dei tamponi. Una “situazione esplosiva” l’ha definita il virologo Fabrizio Pregliasco, focalizzando la sua attenzione su Milano, il “malato grave” di questa seconda ondata. Eppure Salvini rallenta, chiede di approfondire, traccheggia mentre i posti letto occupati negli ospedali della regione si sono triplicati in otto giorni e solo nelle ultime 24 ore si sono registrati 132 ricoverati nei reparti Covid e dieci malati in più nelle terapie intensive.

Già in mattinata il leader leghista aveva attaccato: “Attenti sì, terrorizzati no, questi non sono i dati di marzo”, aveva detto mentre una cinquantina di ristoratori milanesi manifestava sotto gli uffici di Fontana. Mentre il Cts lombardo – ha rivelato Pregliasco, che ne fa parte – aveva spinto per una chiusura ulteriore dei locali “alle 21 ma anche prima”, i proprietari dei ristoranti spiegano che per il loro settore sarebbe “la morte”. Critico anche Roberto Zoia, presidente del Consiglio nazionale dei centri commerciali, che dovrebbero rimanere chiusi nel weekend, quando si registra circa il 20-30% del fatturato settimanale. “Molta preoccupazione” viene espressa anche da Cncc, Confcommercio Lombardia, Confimprese, Federdistribuzione e Fipe, per i quali il coprifuoco ha risvolti dubbi per la prevenzione del contagio ma avrà conseguenze “certamente devastanti” nella propensione a frequentare le attività di ristorazione.

Così Salvini ha chiamato Fontana e i suoi per chiedere le proiezioni sulla “difficile situazione sanitaria”, ma anche per discutere della “volontà della Lombardia di ripartire”. Tradotto: “La necessità di intervenire a favore di imprese, famiglie e pendolari anche per riparare le gravi mancanze del governo centrale” perché il Carroccio – affermano fonti leghiste – “è determinato a lavorare con sempre maggior impegno per coniugare tutela della salute, istruzione e lavoro”. La linea – destinata a irrigidirsi se la situazione non dovesse migliorare – di Salvini è chiara, ma il coprifuoco sembra cosa fatta. Manca la firma di Fontana, che dopo aver sentito sindaci e scienziati ha spiegato tutto al leader del suo partito, che diceva: “Non penso che il virus vada a letto la sera”.

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