Già all’inizio avremo i primi due o tre milioni di dosi. Altri milioni ci arriveranno subito dopo. La Commissione europea ha commissionato ad Astrazeneca e ad altre società alcune centinaia di milioni di dosi. Penso che per contenere completamente la pandemia dovremo aspettare comunque la prossima primavera" ha sottolineato il premier.
La grande marcia per avere al più presto un vaccino prosegue. Come è ormai è noto molti candidati sono nella fase tre e alcuni hanno già inviato la documentazione alle agenzie del farmaco per l’analisi dei dati. Ed è questa accelerazione che permetterà di avere, in caso di risultati positivi e definitivi, un composto per la prevenzione di Covid in un tempo fino a pochi mesi fa inimmaginabile. “Se le ultime fasi di preparazione (il cosiddetto rolling value) del vaccino Oxford-Irbm Pomezia-Astrazeneca saranno completate nelle prossime settimane, le prime dosi saranno disponibili all’inizio di dicembre” ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Bruno Vespa per il libro in uscita il 29 ottobre da Mondadori Rai Libri dal titolo Perché l’Italia amò Mussolini (e come ha resistito alla dittatura del Covid). “Già all’inizio avremo i primi due o tre milioni di dosi. Altri milioni ci arriveranno subito dopo. La Commissione europea ha commissionato ad Astrazeneca e ad altre società alcune centinaia di milioni di dosi. Penso che per contenere completamente la pandemia dovremo aspettare comunque la prossima primavera” ha sottolineato il premier.
Qualche giorno fa Piero Di Lorenzo, presidente dell’Irbm di Pomezia, il centro che ha sviluppato insieme all’università di Oxford il candidato vaccino prodotto da AstraZeneca, aveva spiegato che in assenza di problemi e intoppi “è ragionevolmente credibile che entro fine 2020 arriveranno nel Paese circa 3 milioni di dosi”. “Siamo in cauta e fiduciosa attesa – aveva ribadito Di Lorenzo – Giustamente e meritevolmente l’Ema (l’agenzia europea del farmaco, ndr), per tagliare i tempi della burocrazia, ha detto: dateci tutti i dati man mano che sono disponibili, così da guadagnare tempo. Con il fatto che le agenzie regolatorie ora vengono informate continuamente di ogni progresso della sperimentazione, nel caso specifico penso che potranno esprimere un giudizio entro qualche settimana”. Dopo la breve sospensione per una sospetta reazione avversa in un volontario, “la sperimentazione è ripresa regolarmente e non c’è più stato nessun intoppo”. E la scadenza di fine anno è “ragionevolmente credibile”, ripete il presidente Irbm che parla sempre di “cauta attesa”.
Quello di Oxford è uno dei candidati ed è tra i più promettenti. Dopo uno stop di verifica l’arruolamento dei volontari è proseguito. Tra questi anche Antonio Metastasio, psichiatra e geriatra di Terni impegnato nella sperimentazione: “C’è un nemico e dobbiamo combatterlo tutti insieme. In questo momento mettendo le mascherine, rispettando il distanziamento e curando con attenzione l’igiene delle mani. In attesa che il vaccino arrivi, speriamo prima possibile. Perché in questo momento non c’è una via unica e certa per uscirne. Quando è inverno metti il cappotto – dice in una intervista all’Ansa – anche se sai che non sarà per sempre e a primavera lo toglierai”. Metastasio vive con la famiglia a Cambridge e lavora con il National health service. Non si nasconde che la situazione legata alla pandemia di Covid si stia facendo pesante. “Ho sempre con me una mascherina nella giacca e un’altra in auto. Con la mia famiglia facciamo una vita attenta e mentre prima tornavo a Terni praticamente tutti i mesi ora non so quando potrò farlo”.
Per lo psichiatra però in questo momento non ci sono alternative ed “è inutile dire che il virus non esiste o vivere le misure di prevenzione come un sopruso. In questo momento bisogna essere forti e uniti. È un momento pesante per tutti – prosegue – e penso che il dibattito sul virus che c’è non c’è non aiuti. Sars Cov 2 c’è e probabilmente ci sarà ancora per diversi mesi. Quanti nessuno può saperlo. Dobbiamo comunque affrontare anche il tema dei disagi legati all’isolamento sociale, cercare nuovi approcci alle patologie psichiatriche che inevitabilmente si stanno diffondendo. Ricorrendo ad esempio a dei gruppi di supporto. Dobbiamo però anche pensare – conclude Metastasio – che il Covid non è la ‘peste nera’: è un nemico e dobbiamo resistere tutti insieme”.