L’operazione, costata poco più di 8 milioni di euro, ha fatto saltare la vendita dell’intera isola al miliardario ucraino che a fine giugno aveva offerto 25 milioni di euro. Il MiBACT non ha esercitato però il diritto di prelazione sulle altre unità immobiliari presenti: l'ultimo passo per garantire la tutela
Dopo generazioni di passaggi di proprietà tra privati, per la prima volta l’isola Gallinara, riserva naturale ligure a un chilometro e mezzo dalla costa di Albenga, sembra a un passo dal diventare un bene pubblico fruibile dai cittadini. Era il sogno che associazioni e amministratori locali avevano opposto all’ipotesi di cessione da parte degli attuali proprietari al magnate ucraino Olexandr Boguslayev. Il ministero per i Beni e le attività culturali, per ora, si è limitato ad acquistare la Villa padronale che domina l’isola, senza esercitare il diritto di prelazione sulle altre unità immobiliari presenti sulla Gallinara. Un’operazione costata poco più di otto milioni di euro, che ha fatto saltare la vendita dell’intera isola al miliardario ucraino che a fine giugno aveva offerto 25 milioni di euro.
Il 16 novembre scade il termine per eventuali ricorsi e salvo ulteriori colpi di scena il MiBACT potrà destinare (come da progetto presentato in fase di esercizio della prelazione) gli appartamenti che compongono la Villa in uffici e sede espositiva della Soprintendenza, centro di documentazione e base logistica per esplorazioni archeologiche dei fondali circostanti. Per questo sarà necessario trovare ulteriori accordi tra gli enti pubblici e gli attuali proprietari, non solo perché la prelazione dello Stato riguarda solo la Villa e non gli altri beni di valore storico-architettonico presenti sull’isola (come la torre d’avvistamento e la piccola chiesa dedicata a San Martino) ma anche perché sulla Gallinara i sentieri sono dissestati, non esiste un impianto anti-incendio e servizi essenziali come l’acqua e la corrente elettrica sono interrotti da guasti strutturali sulla reta.
Ora i proprietari dovranno concedere allo Stato l’uso del sentiero che conduce alla Villa, ma ulteriori accordi sull’apertura al pubblico e l’utilizzo dell’isola sono tutti da individuare, e sicuramente comporteranno ulteriori sforzi economici da parte degli enti pubblici interessati. “Fino a oggi è andato tutto per il verso giusto, ma il timore è che lo Stato possa non trovare un accordo con i proprietari e questo possa vanificare gli sforzi fatti finora – spiega il sindaco Riccardo Tomatis – Restiamo ottimisti perché non può passare l’idea che il pubblico non sia in grado di valorizzare un bene prezioso come la Gallinara, faremo il possibile per garantire la sua tutela attraverso l’utilizzo controllato sostenibile”.
Una volta rimessi in sicurezza, i sentieri già presenti sull’isola potranno consentire visite guidate di piccoli gruppi, mentre l’intera operazione dovrebbe vedere il coinvolgimento del Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina che proprio ad Albenga ha la sua sede nazionale. In questa fase di emergenza sanitaria che sposta altrove risorse e attenzioni dello Stato e potenziali finanziamenti europei è difficili immaginare con quali tempi e in che modalità si potrà realizzare il sogno che i cittadini di Albenga portano avanti da oltre mezzo secolo.
Risale infatti al 1969 la prima interrogazione parlamentare in cui i socialisti Stefano Sutour e Giorgio Canestri chiedevano all’allora ministro Lorenzo Natali di acquisire l’isola dal proprietario dell’epoca, Dario Diana, e ostacolare un progetto di speculazione edilizia che avrebbe visto sorgere 22 ville sull’isola dove il miliardario in quegli anni aveva portato luce e acqua e edificato la villa e il porticciolo, i principali e ultimi investimenti che sono stati fatti per la Gallinara nell’ultimo secolo.