La decisione di lanciare Alpine in Formula 1 è la prova provata che Luca de Meo, il nuovo amministratore delegato del gruppo Renault, crede molto nel brand sportivo francese. Tanto da ritenerlo, in futuro, capace di battagliare con Porsche et similia. Il blasone ci sarebbe pure, visto che Alpine ha 65 anni ed un glorioso passato nei rally.
A mancare, semmai, è la notorietà globale: Alpine, infatti, è risorta solo nel 2017 con la nuova A110, dopo un periodo di oblio che durava dal 1995. Un lasso di tempo sufficiente a sparire dai radar degli appassionati più giovani e a sbiadire nella mente di quelli più in là con gli anni. Ed i risicati numeri di vendita della Alpine, poco più di un migliaio di esemplari prodotti quest’anno dai 4.835 del 2019, sembrano confermare.
La buona notizia per Alpine, però, è che de Meo ritiene la marca all’altezza di fare un salto di qualità e quantità: il manager italiano, infatti, ritiene che combinando l’ingegneria di avanguardia proveniente dall’impegno di Renault in Formula 1 col lavoro quasi artigianale svolto dalla Alpine, allora “si potrebbe ottenere una sorta di mini Ferrari”. Ma questo processo richiede tempo e tanto duro lavoro. Anche se il nuovo ad della Renault è un maestro in questo senso: a lui si debbono la rinascita del marchio Abarth e quella del brand Cupra, emanazione premium-sportiva della Seat.
Tuttavia de Meo dovrà trovare velocemente il bandolo della matassa, perché in Renault c’è chi ritiene Alpine un peso, come il presidente Jean-Dominique Senard: lui stesso aveva recentemente dichiarato che lo stabilimento di Dieppe, dove si producono le Alpine, sforna 7 auto al giorno, quando la sua capacità produttiva giornaliera è di 32 pezzi; una differenza troppo marcata per renderlo industrialmente sostenibile, specie in un momento in cui Renault sta cercando di razionalizzare le risorse per far fronte a perdite che nel primo semestre dell’anno sono state quantificate in 7,3 miliardi di euro.
Certo è che Alpine resterà un brand ad alto tasso di emozionalità. Lo scorso mese de Meo avrebbe addirittura chiesto ai suoi manager di studiare la possibilità di mettere in produzione un modello che possa far concorrenza a sua maestà Porsche 911, nonché veicoli elettrici compatibili col dna di Alpine. Quindi la marca è salva da una possibile dismissione, almeno per il momento. Ma dovrà al più presto dimostrare di meritarsi la sopravvivenza, a suon di numeri produttivi e redditività.