Non sono bastate le telefonate di Silvio Berlusconi al suo ex consigliere politico. Forza Italia resta fuori dalla seconda giunta di Giovanni Toti, l’uomo che cinque anni fa proprio Berlusconi impose come candidato – poi vincente – alla presidenza della Liguria. Dopo il Veneto di Zaia, è la seconda volta che il partito non esprime assessori in una regione a guida centrodestra: dal basso del 5% ottenuto alle urne, gli azzurri fanno da vittima sacrificale nella contesa che dura da settimane tra Cambiamo (la lista del governatore), Fratelli d’Italia e la Lega. “Ci abbiamo messo qualche giorno per confrontarci con gli alleati”, sintetizza, con un evidente eufemismo, il governatore. Alla fine le poltrone confermate sono cinque su sette: i meloniani, che per bocca del coordinatore regionale Matteo Rosso avevano minacciato persino l’uscita dalla maggioranza, portano a casa il bottino richiesto, cioè due assessorati. All’uscente Gianni Berrino (che mantiene le deleghe al Lavoro, ai Trasporti e al Turismo) si affianca la new entry Simona Ferro, avvocato genovese e donna più votata del partito. Le sue competenze sono state rosicchiate tra quelle di secondo piano: si occuperà dell’organizzazione della Regione, del personale, delle politiche per l’infanzia e per gli animali.
Chi invece fa un passo indietro è la Lega, che chiedeva la conferma del pacchetto uscente (3 assessori più la presidenza del Consiglio regionale) ma vede scendere a due i propri posti in giunta. Decisivo il nulla osta di Matteo Salvini, che nel weekend, in un vertice-lampo a Genova, ha ordinato ai suoi di non impuntarsi sulla terza carica. Fuori la maroniana Sonia Viale, la delega alla Sanità (oltre a quelle a Bilancio ed Emergenze) resta nelle mani di Toti. Al suo posto, alla vicepresidenza arriva il manager Andrea Benveduti, assessore allo Sviluppo economico vicinissimo al segretario regionale Edoardo Rixi. Nei prossimi mesi Benveduti avrà anche la delega al Bilancio, per un “super-assessorato” che servirà a tenere sotto controllo il governatore. L’imperiese Alessandro Piana, già presidente del Consiglio regionale, è il nuovo assessore ad Agricoltura e Parchi: prende il posto di Stefano Mai, che sarà il nuovo capogruppo leghista. Il Carroccio mantiene anche lo scranno più alto dell’assemblea: andrà al quasi omonimo Alessio Piana, che finora presiedeva il Consiglio comunale di Genova, o più probabilmente a Gianmarco Medusei, assessore della Spezia premiato con più di 4.500 preferenze.
Confermatissimi gli assessori “arancioni” uscenti, tutti eletti a suon di voti nella civica del presidente (ma, per diktat di Toti, rinunceranno al posto da consiglieri). L’ex volto Mediaset Ilaria Cavo terrà le deleghe a Cultura, Istruzione e Politiche sociali; Marco Scajola (nipote dell’ex ministro Claudio) l’Urbanistica e il Demanio e Giacomo Giampedrone, ex sindaco di Ameglia e totiano di ferro, i Lavori pubblici e la Protezione civile. Il capogruppo della lista in Consiglio regionale sarà Angelo Vaccarezza, l’ex presidente della provincia di Savona e candidato più votato della circoscrizione.
“L’accordo politico è equilibrato, lascerà qualcuno più soddisfatto, qualcun altro meno, ma credo che tutti gli attori possano sentirsi coinvolti”, ha sintetizzato Toti. E non è difficile cogliere il riferimento ai “meno soddisfatti”: Forza Italia, che correva insieme a Liguria Popolare e Polis (il movimento politico di Scajola) si deve accontentare della segretaria del Consiglio regionale, una sorta di vicepresidenza dell’assemblea. Andrà a Claudio Muzio, l’unico consigliere eletto dalla lista. L’esclusione degli azzurri segna lo strappo definitivo nei rapporti tra Toti e il suo ex partito, già logorati dalle manovre del governatore per la creazione di un nuovo soggetto moderato insieme a Mara Carfagna. Un soggetto che avrebbe lo scopo, nelle intenzioni dei due, di rottamare proprio Forza Italia. “La Liguria non può diventare Totiland”, ha detto martedì Giorgio Mulè, il portavoce dei gruppi parlamentari azzurri a Roma eletto proprio nel collegio ligure. Sempre Mulè definiva “ributtante” l’ipotesi che nessun berlusconiano trovasse un posto nella squadra di assessori. Ora che l’ipotesi è realtà, resta da vedere se Forza Italia garantirà l’appoggio alla giunta. Ma anche così non fosse, Toti – forte di 18 seggi contro i 12 dell’opposizione – può dormire sonni tranquilli.