L'apertura in un documentario realizzato da Evgeny Afineevsky e mostrato per la prima volta mercoledì alla Festa del Cinema di Roma. Il Pontefice: "Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, gli omosessuali godrebbero di una copertura legale". Alla presentazione era presente anche Juan Carlos Cruz, vittima cilena della pedofilia di padre Fernando Karadima, che ha voluto offrire la sua testimonianza sul rapporto di affetto che si è instaurato con Bergoglio
“Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo”. A parlare è Papa Francesco in un documentario del regista russo Evgeny Afineevsky presentato alla Festa del cinema di Roma. Una presa di posizione inedita e a dir poco rivoluzionaria. Perché se è vero che Bergoglio, pochi mesi dopo la sua elezione al pontificato, aveva aperto agli omosessuali, mai fino a ora si era espresso in favore di una legge sulle unioni civili. Nel film, Francesco telefona a una coppia gay, con tre figli piccoli a carico, rispondendo a una lettera in cui i genitori esprimono il loro forte imbarazzo nel portare i propri bambini in parrocchia. Il consiglio del Papa è di farlo lo stesso, al di là dei pregiudizi della gente. Alla presentazione del documentario era presente anche Juan Carlos Cruz, vittima cilena della pedofilia di padre Fernando Karadima, che ha voluto offrire la sua testimonianza sul rapporto di affetto che si è instaurato con Bergoglio. “Quando ho incontrato Papa Francesco – ha affermato Cruz – mi ha detto quanto fosse dispiaciuto per quello che era successo: ‘Juan, è Dio che ti ha fatto gay e comunque ti ama. Dio ti ama e anche il Papa poi ti ama’”.
Un incontro, quello tra Cruz e Bergoglio, nato in occasione dello scandalo della pedofilia del clero cileno che portò il Pontefice ad azzerare l’intero episcopato di quel Paese, provvedimento unico nella storia della Chiesa. Ma anche in occasione del summit mondiale, voluto da Francesco in Vaticano nel febbraio 2019, sugli abusi sessuali su minori commessi dai sacerdoti e sulle coperture dell’episcopato. Evento dal quale sono poi scaturiti diversi provvedimenti concreti per attuare la linea della tolleranza zero fortemente voluta dal Papa. Nel suo primo viaggio internazionale, nel 2013, in Brasile per la Giornata mondiale delle gioventù, Francesco usò parole molto chiare sul mondo omosessuale. “Si scrive tanto – affermò il Papa – della lobby gay. Io ancora non ho trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con ‘gay’. Dicono che ce ne sono. Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone. Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il catechismo della Chiesa cattolica spiega in modo tanto bello questo, e dice: ‘Non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in società’. Il problema non è avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me”.
Recentemente, incontrando un gruppo di genitori con figli lgbt dell’associazione Tenda di Gionata, Francesco ha usato parole altrettanto eloquenti: “Il Papa ama i vostri figli così come sono, perché sono figli di Dio. La Chiesa non li esclude perché li ama profondamente”. Nella sua esortazione apostolica, Christus vivit, Bergoglio scrive che “i giovani riconoscono che il corpo e la sessualità sono essenziali per la loro vita e per la crescita della loro identità. Tuttavia, in un mondo che enfatizza esclusivamente la sessualità, è difficile mantenere una buona relazione col proprio corpo e vivere serenamente le relazioni affettive. Per questa e per altre ragioni, la morale sessuale è spesso causa di incomprensione e di allontanamento dalla Chiesa, in quanto è percepita come uno spazio di giudizio e di condanna. Nello stesso tempo, i giovani esprimono un esplicito desiderio di confronto sulle questioni relative alla differenza tra identità maschile e femminile, alla reciprocità tra uomini e donne, all’omosessualità”.
Come emerso, però, durante gli ultimi quattro Sinodi dei vescovi, le aperture del Papa sul mondo omosessuale e in particolare sul riconoscimento delle coppie gay hanno trovato sempre una forte opposizione da parte dell’episcopato mondiale. A sancire una svolta ci provò l’assemblea sinodale del 2014, chiamata da Francesco a discutere sulla famiglia. Nel documento intermedio dei lavori, infatti, fu affermato che “senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners”. Con un’apertura inedita anche per i bambini che vivono con coppie gay,“ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli”. Aperture che alla fine furono duramente bocciate. Non bisogna dimenticare, nemmeno, che sebbene le parole del Papa abbiano valore universale, arrivano nel momento in cui la Conferenza episcopale italiana si è opposta alla legge contro l’omofobia. Posizione che evidentemente non rispecchia il pensiero di Francesco.