La Corte d’appello di Milano ha dichiarato la prescrizione del reato per il sindaco Giuseppe Sala, accusato di falso, in qualità di ex ad e commissario unico di Expo, nell’ambito del processo con al centro il maxi appalto per la Piastra dei Servizi. Il sindaco è finito imputato in quanto aveva firmato due verbali retrodatati che servirono a sostituire due commissari incompatibili nella gara. In primo grado era stato condannato a sei mesi, convertiti in una pena pecuniaria di 45 mila euro, e gli era stata riconosciuta l’attenuante dell’aver agito per motivi di “particolare valore morale o sociale”. Il reato si era prescritto nel novembre 2019.
“Ho persuaso Beppe Sala a non rinunciare alla prescrizione, maturata già lo scorso mese di novembre, cosi ponendo fine ad una vicenda giudiziaria figlia dell’inconsueta iniziativa della Procura Generale, intrapresa quando, nel novembre 2016, era facilmente presumibile che il termine prescrizionale per il reato contestato sarebbe maturato nel corso del procedimento – ha detto l’avvocato difensore del sindaco di Milano, Salvatore Scuto – La procura generale, infatti, decise di avocare a sé il procedimento non ostante la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura della Repubblica che aveva peraltro già ritenuto penalmente rilevante la retrodatazione dell’atto di nomina dei commissari della commissione aggiudicatrice del prime ci pale appalto di Expo 2015, quello della cosiddetta piastra” ha spiegato Scuto.
“Una valutazione, quest’ultima, non molto distante da quella effettuata dal Tribunale che ha chiaramente affermato Come la retrodatazione venne compiuta per assecondare l’interesse superiore del paese, che individuava nella realizzazione dell’Expo un obiettivo di preminente e generale interesse nazionale. Ed ancora. Per il tribunale non è emersa alcuna volontà di avvantaggiare taluno dei concorrenti alla gara o danneggiare altri, ma solo quella di assicurare la realizzazione in tempo utile dell’infrastrutture per la realizzazione di successo dell’esposizione universale 2015. Tali argomentazioni – ha proseguito – sono ben radicate e largamente condivise nella coscienza pubblica al punto di aver meritato l’apprezzamento dello stesso tribunale attraverso il riconoscimento dell’attenuante dei motivi di particolare valore morale e sociale. Per l’avvocato Scuto, infine, “il comportamento processuale di Beppe Sala è stato, infine, ritenuto dal tribunale ineccepibile il che esclude che l’odierno esito processuale sia stato in qualche modo ricercato e favorito da strategie difensive. In questo contesto una scelta diversa avrebbe rappresentato una non fisiologica torsione del sistema giustizia, idoneo solo a produrre una interiore ed inutile perdita di energie soprattutto dal punto di vista umano e personale”.