di Giuseppe Pennino*
Con una decisione definita “storica”, il Consiglio europeo dello scorso 21 luglio ha concordato di aggiungere alle risorse del Quadro finanziario pluriennale (Qfp) dell’Unione europea 2021-2027 un ulteriore ingente quantitativo di risorse con il programma Next Generation Eu, il nuovo strumento dell’Ue che raccoglierà fondi sui mercati e li canalizzerà verso i programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale.
Su un totale di 750 miliardi di euro messi complessivamente a disposizione, per i paesi più colpiti dal Covid-19, l’Italia, primo beneficiario dello strumento europeo, potrà contare su 208,6 miliardi di euro, suddivisi in 127 miliardi di prestiti e 81 miliardi di sussidi.
Per accedere alle risorse stanziate dal dispositivo gli Stati membri devono presentare, entro il 30 aprile 2021, un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) che definisca il programma di riforme e investimenti da finanziare e che individui obiettivi specifici. L’intenzione del Governo, tuttavia, è quella di presentare alla Commissione europea le linee principali del Pnrr, con le priorità e i primi progetti, già per gli incontri del 15 ottobre, anche al fine di poter accedere all’anticipo del 10 per cento stimato dell’importo complessivo di sovvenzioni e prestiti previsti dal dispositivo.
Lunedì 12 ottobre la Commissione Bilancio della Camera ha approvato la Relazione sulla individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund fornendo un contributo essenziale per orientare la stesura definitiva del Piano.
Due le principali criticità da affrontare: la (debole) crescita economica e la disoccupazione collegata ad una bassa produttività. Dai primi anni duemila, in Italia la crescita del Pil è risultata nettamente inferiore alla media dei Paesi avanzati, e basso è l’incremento della produttività. Quest’ultima è almeno in parte spiegata da gap tecnologici ed educativi. Inoltre, il tasso di partecipazione al lavoro e il tasso di occupazione dell’Italia sono i più bassi dell’Ue ad eccezione della Grecia, con un gap particolarmente sensibile per l’occupazione giovanile e femminile (elevata anche la percentuale di giovani che non studiano né lavorano), vero anello debole del mercato del lavoro.
Quali le indicazioni fornite dalla Commissione? Con riferimento al settore lavoro, la relazione della Commissione Bilancio indica due obiettivi prioritari: investire nell’adozione di misure per vincere la sfida dell’occupazione e nella crescita economica, sostenendo, in particolare, le transizioni verde e digitale anche quali motori dell’occupazione.
Al riguardo la Commissione suggerisce la strada: riduzione del costo del lavoro, rafforzamento delle competenze professionali delle persone che lavorano ma anche delle competenze tecniche e digitali degli studenti, adeguate politiche attive che prevedano forme di integrazione tra mondo produttivo, ricerca e scuola, anche per recuperare la platea sempre più estesa dei cosiddetti Neet attraverso la ridefinizione del programma “Garanzia giovani”, dei corsi professionalizzanti, delle fondazioni Its e la valorizzazione dell’apprendistato; rilievo viene dato al rafforzamento degli strumenti per promuovere l’occupazione femminile con la definizione di un assegno unico universale per ogni figlio a carico, come prevede la recente riforma approvata in prima lettura dalla Camera, e un migliore bilanciamento dei tempi di lavoro e di vita attraverso la valorizzazione del lavoro agile e flessibile.
La crescita del tasso di occupazione femminile può senz’altro rappresentare uno stimolo fortissimo alla crescita del Pil. Il tema non è nuovo alla Commissione lavoro della Camera, alla quale sono state presentate numerose proposte di legge (AC 522 Ciprini e abbinate proposte di legge).
E proprio con riguardo all’occupazione femminile, il Governo ha accolto l’impegno contenuto nella risoluzione di maggioranza assicurando che una parte significativa delle risorse del Piano sarà indirizzata al perseguimento di questo obiettivo.
Ma senza una prospettiva di crescita duratura è difficile che le imprese possano ricominciare ad assumere: a tal fine la Commissione prevede, tra l’altro, l’introduzione di specifiche forme e modalità di sostegno e promozione delle attività imprenditoriali sotto forma di start-up, spin-off e Pmi creative e innovative, con particolare rilievo ai settori dell’economia cosiddetta green e digitale.
Nelle intenzioni del Governo il 40% delle risorse sarà destinato, infatti, agli investimenti nella sostenibilità ambientale e almeno il 20% sarà dedicato agli interventi per favorire la digitalizzazione del sistema produttivo, con particolare riferimento agli incentivi per l’adozione di nuove tecnologie 4.0 nei processi produttivi della pubblica amministrazione e della cittadinanza nel suo complesso.
In tale quadro sembra muoversi anche la proposta di legge del deputato Cominardi (AC 2671) che propone l’introduzione di incentivi in favore delle imprese che, contestualmente alla riduzione dell’orario di lavoro, attuano investimenti tecnologici.
Individuati obiettivi e interventi, saranno necessarie concretezza e speditezza per sostenere e realizzare riforme attese da tempo e colmare i gap di cui il Paese soffre “anche per riportare l’Italia su un sentiero di crescita e di sviluppo sostenibile equo e inclusivo”, come ha affermato il Presidente Conte nell’intervento alla Camera del 14 ottobre.
* Avvocato cassazionista e docente in discipline giuridico-economiche in Istituti Superiori, nel 2019 è stato “Esperto” giuridico presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nell’attività di esame e studio per la definizione delle iniziative legislative. Esercita la professione prevalentemente tra Perugia e Roma.