“Siamo convinti che il modo migliore per ricordarlo sia continuare a svolgere un pezzo del suo lavoro, cioè l’accoglienza”. Fabio Cani, portavoce di Como Senza Frontiere, insieme ad Anna Maria Francescato descrive così don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso a Como il 15 settembre scorso. Soprannominato il “prete degli ultimi”, era noto in città per il suo impegno a favore di migranti, senzatetto ed emarginati. Poco dopo l’aggressione, un cittadino tunisino senza dimora è andato dai carabinieri per costituirsi: i due, forse, si conoscevano. In seguito all’omicidio, Como Senza Frontiere, rete che unisce diverse realtà cittadine, ha lanciato una petizione: “Chiediamo uno spazio per la realizzazione di un dormitorio e di un centro diurno destinati ai senzatetto”, spiega Cani. Niente dediche specifiche a don Roberto, però: “Era una persona quasi trasparente, che non amava apparire. Metterlo sul piedistallo sarebbe sbagliato. Vogliamo invece impegnarci per proseguire la sua volontà”. Contemporaneamente a questo progetto, che ha raccolto adesioni in piazza e per le vie della città, è partita un’altra petizione su Change.org che ha raggiunto in poco tempo un gran numero di firme.

Di recente è arrivata la conferma: “L’amministrazione provinciale di Como ha autorizzato l’uso di una ex caserma come dormitorio per i prossimi giorni, in aiuto al piano di ‘emergenza freddo’ che si attiva nei mesi invernali. Un luogo utilizzato in passato anche come Cas, centro di accoglienza straordinaria”, racconta Cani. Si legge in una nota emessa dalla Provincia: “Accogliendo la richiesta del vescovo Oscar Cantoni, della Caritas diocesana e del sindaco Mario Landriscina, e per venire incontro alla necessità di spazi più volte espressa dal Comune, la Provincia di Como concederà l’uso della palazzina dell’ex Caserma dei Carabinieri di via Borgovico come dormitorio temporaneo per i senzatetto. (…) I locali di via Borgovico si andranno quindi a sommare agli spazi di via Napoleona, aumentando così i posti letto disponibili per i mesi più freddi”.

“Si tratta di un passo avanti importante, ma dal nostro punto di vista non è abbastanza”, spiega Cani. “Prima di tutto, la soluzione è temporanea (dal 1 novembre al 30 aprile, poi lo stesso locale è destinato ad altre funzioni, ndr). E poi rimane una risposta parziale: noi continueremo a chiedere anche l’istituzione di un centro diurno, in una sede stabile“. Contattata da ilfattoquotidiano.it, la Provincia di Como ha riferito di non avere, al momento, altri spazi a disposizione. “L’accoglienza, a mio parere, andrebbe praticata seguendo un profilo istituzionale, non come se si trattasse di volontariato”, continua. Per don Roberto era una missione che lo rendeva un sacerdote poco convenzionale: “Mi hanno raccontato che faceva quasi fatica a fare le prediche, perché molto schivo e molto concentrato sui fatti, su come aiutare le persone in modo concreto”. Al tempo stesso, però, era un interprete “non solo sincero ma anche profondo del dettato evangelico. Faceva tutto con grande spontaneità e naturalezza”, conclude. “Era una persona estremamente presente, e al tempo stesso era quasi come se non ci fosse. Questo è l’aspetto che ci manca di più”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Papa Francesco: “Sono favorevole alle unioni civili, le persone omosessuali hanno diritto a una famiglia”

next
Articolo Successivo

Disabili, la Lombardia blocca le visite di famigliari e caregiver a strutture residenziali. L’appello: “Così rischiano l’isolamento totale”

next