Alla fine il 4 a 3 di Nicola Zingaretti su Matteo Salvini si è concretizzato. A un mese dal voto la Val d’Aosta ha eletto il suo presidente: è Erik Lavevaz. Leader dell’Union Valdotaine, ha preso 20 voti su 35. Oltre al suo partito e a un’altra lista autonomista, è sostenuto anche del Progetto civico progressista, cioè alleanza della sinistra in cui fa parte il Pd, che è entrato in giunta. Dunque dopo Puglia, Campania e Toscana, il centrosinistra realizza il sorpasso sulle sette regioni andate al voto il 20 e 21 settembre. Alla vigilia Salvini aveva pronosticato un 7 a 0 per il centrodestra, ma alla fine si è dovuto arrendere: in Val d’Aosta la Lega è all’opposizione.
Un doppio successo per i dem: dopo l’apertura di Zingaretti ad allearsi con gli autonomisti, infatti, il Pd è riuscito anche ad ottenere un presidente gradito. In un primo momento l’Union Valdotaine aveva espresso la volontà di mettere a capo del governo regionale Renzo Testolin. Dopo che ilfattoquotidiano.it ha ricordato le intercettazioni con il presunto boss della ndrangheta Alessandro Giachino, emerse nei verbali dell’inchiesta Egomnia della Dda di Torino, sul nome del politico – che è pure imputato davanti alla Corte dei conti – è arrivato il veto dei consiglieri del Progetto Civico Progressista (alleanza della sinistra valdostana in cui fa parte il Partito Democratico) e quello degli autonomisti di VdA Unie, il progetto dove c’è anche l’ex Sottosegretario di Stato del governo D’Alema Luciano Caveri.
Il nome di Lavevaz, invece, ha unito la maggioranza. Nato ad Aosta il 15 febbraio 1980, residente a Verrayes, il neopresidente è laureato in fisica delle tecnologie avanzate a Torino. Eletto sindaco del comune di Verrayes per la prima volta nel 2005 e poi confermato nel 2010 e nel 2015, dal 2015 al 2019 è stato anche presidente dell’Unité des Communes Mont Cervin. Nel 2018, si è candidato alle elezioni regionali nella lista dell’Union Valdôtaine entrando in Consiglio regionale il 20 dicembre 2019 come consigliere supplente: aveva preso il posto di Luca Bianchi, travolto dallo scandalo di Egomnia sul voto di scambio politico e mafioso durante le elezioni regionali del 2018. Ripresentatosi alle consultazioni dello scorso settembre con 823 preferenze è stato rieletto.
Diventato presidente dell’Union Valdotaine nell’ottobre del 2018, Lavevaz rappresenta per gli autonomisti valdostani il rinnovamento e il nuovo corso del movimento. Appena entrato in Consiglio, si è subito imposto come leader del gruppo dell’Union, e ha subito indetto il ritorno alle urne, sostenendo che l’attuale maggioranza era illegittima per via delle inchieste e degli scandali con la ‘Ndrangheta. Autonomista Doc, ha lavorato due anni per il rinnovamento all’interno dell’Union Valdotaine, allontanando tutti coloro che, a suo avviso, non erano di vera fede “unionista”. È celebre anche per aver allontanato dal partito lo storico leader Augusto Rollandin, alias “l’imperatore“, per sei volte presidente della Regione. Protagonista di numerose vicende giudiziarie, condannato nel 2019 in primo grado per corruzione, sospeso pertanto da consigliere regionale nella passata legislatura, “l’imperatore” adesso è tornato in consiglio con un partito da lui fondato, Pour l’Autonomie, capace di eleggere tre consiglieri. Curiosamente durante l’elezione di Lavevaz, un voto è andato proprio a Rollandin. Pour l’Autonomie, invece, si è astenuta e non fa parte della maggioranza di governo.