Chissà cosa penserebbe il genitore di un alunno della scuola elementare se, accompagnando il proprio figlio a scuola, scoprisse che solo il suo bambino sarà presente in classe.
Chissà cosa penserebbe quel bambino, ritrovandosi circondato solo da banchi vuoti, sedioline ordinate e nessun compagno di classe.
Chissà cosa farebbe l’insegnante designato ad accogliere il bambino scoprendo il silenzio surreale che una scuola vuota “urla” alle sue orecchie.
Una scuola senza alunni non è una scuola. Una classe vuota occupata solo da un bambino è una dimensione illogica ed innaturale della scuola.
Questa descrizione non appaia al lettore una iperbole fantasiosa ma il frutto dell’ordinanza 82 del 20 ottobre del governatore Vincenzo De Luca che ha previsto SOLO per gli alunni disabili la scuola in presenza.
Più precisamente invece di attivare la didattica a domicilio attraverso le figure preposte o, in sinergia con gli enti locali della Campania, predisporre un piano straordinario con la presa in carico attraverso gli educatori degli alunni disabili, si è scelto di fare altro.
L’idea “geniale” partorita dagli esperti che circondano ed ispirano le politiche scolastiche del presidente De Luca è proprio stata quella di pensare di convocare SOLO gli alunni disabili a scuola.
SOLO e SOLI.
Qualcuno potrà obiettare che in tempi di pandemia le scelte possono essere estreme ed affrettate. In effetti 210 giorni di chiusura delle scuole rappresentano per qualcuno un tempo limitato!
Nel caso in questione la scelta è solo una beffarda e mascherata prova tecnica di classe differenziale e del principio che da 40 anni nel nostro Paese cerchiamo di combattere: la scuola speciale dei disabili.
Non siete convinti? Provate a portare domattina il vostro bambino in una scuola vuota, in una classe vuota, circondato solo dalle pareti e dal silenzio e dopo chiedetegli che effetto gli fa.
Se per caso il vostro bambino non riuscisse a parlare allora abbracciatelo forte e chiedetegli scusa per questa orribile idea.
Solo scusa e basta.