Il documento preparato dal socialdemocratico tedesco Joachim Schuster non passa: secondo il principale gruppo della maggioranza è stato così "reso vano lo sforzo della sinistra per abbandonare completamente le nostre regole di bilancio". Hanno votato no per motivi opposti - temono condizionalità e austerità - Lega, Fratelli d'Italia e 5 Stelle
Sulla politica economica i tre principali gruppi della maggioranza al Parlamento europeo restano divisi. Con il Ppe a favore di un ritorno, dopo la crisi Covid, alle vecchie regole di bilancio e al patto di stabilità, mentre i socialdemocratici a cui aderisce il Pd vorrebbero archiviare l’austerity come Renew Europe (con Italia viva). Così la relazione sulla politica economica dell’Eurozona per il 2020 preparata dal socialdemocratico tedesco Joachim Schuster è stata bocciata dall’Aula riunita in plenaria con 435 no, 218 sì e 33 astenuti. Contrarie, come il Ppe ma per motivi diversi, anche altre forze eterogenee: i 5 Stelle hanno votato no perché il testo caldeggiava anche l’utilizzo del Mes, i sovranisti di Identità e Democrazia (con la Lega) e i conservatori dell’Ecr (con Fratelli d’Italia) perché paventano che il Recovery fund porterà con sé la necessità di nuove riforme di pensioni e mercato del lavoro, la sinistra della Gue/Ngl.
A fare la differenza comunque è stato il Ppe che, salvo 8 eurodeputati favorevoli, ha votato in grande maggioranza per il ‘no’. Markus Ferber, portavoce del partito nella cruciale commissione Econ, ha rivendicato: “Siamo riusciti a rendere vani gli sforzi della sinistra per abbandonare completamente le nostre regole di bilancio, scritte nei trattati e nel patto di stabilità, mentre queste regole hanno fornito sufficiente flessibilità agli Stati membri per fronteggiare un’emergenza come la crisi Covid”. Sulla stessa linea gli eurodeputati di Forza Italia incluso Silvio Berlusconi.
La bocciatura della relazione non ha grandi conseguenze pratiche, ma invia un chiaro segnale alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che è della Cdu, con la Csu prima delegazione dell’Emiciclo. I falchi dell’austerità sono tutt’altro che scomparsi: aspettano e guardano già alla battaglia che arriverà dopo la pandemia, quella sulla riforma del patto di stabilità e del quadro delle regole in materia di bilancio. Per l’ungherese Eniko Gyori, relatrice ombra per il Ppe sul dossier (è di Fidesz, il partito di Viktor Orban che è stato sospeso dal Ppe partito, ma non dal gruppo parlamentare del Ppe), i popolari oggi hanno “respinto i tentativi della sinistra di distruggere solide regole economiche che sono essenziali per la crescita futura e per la competitività in Europa”. “Siamo uniti da una valuta comune e solo avendo regole di bilancio comuni sensate potremo raggiungere i nostri obiettivi ambiziosi, come la transizione digitale e la protezione del clima, che sono strumenti primari per creare opportunità per le nostre imprese, specie per le pmi, e posti di lavoro”, conclude Gyori.
“Esprimiamo grande soddisfazione per il voto del Parlamento europeo che ha bocciato la relazione che caldeggiava anche l’utilizzo del MES”, ha commentato Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e Vicepresidente del Parlamento europeo. “Il testo non prevedeva un vero e pieno superamento del quadro attuale basato sulle regole dell’austerity che si sono rivelate pro-cicliche, e inoltre propugnava il rispetto delle regole di bilancio che, alla luce della crisi del Coronavirus, sono ancor più anacronistiche. L’Unione europea deve voltare pagina rispetto alle politiche del passato e puntare su politiche espansive per superare la profonda crisi economica in atto e supportare famiglie e imprese. Sul Mes permangono ancora rilevanti condizionalità di rientro, così come il pericolosissimo effetto stigma sui mercati. Ai Paesi europei serve ben altro: non è certamente un caso se nessuno Stato membro lo ha finora attivato”.