In un'intervista al Corriere della Sera, parlando dell'ultimo film che la vede protagonista, "Maledetta primavera",l'attrice ha fatto dei paragoni tra il personaggio che interpreta e la sua vita privata, ricordando alcuni aneddoti della sua infanzia
“Diventare attrice è stata una rivincita, un riscatto interiore, anche se lo sono diventata per caso e non capivo se volevo fare questo mestiere”. A dirlo è Micaela Ramazzotti che, in un’intervista al Corriere della Sera, parlando dell’ultimo film che la vede protagonista, “Maledetta primavera“, ha fatto dei paragoni tra il personaggio che interpreta e la sua vita privata, ricordando alcuni aneddoti della sua infanzia.
“Mi sentivo sola, avevo un’attitudine artistica che mi rendeva diversa, non ero capita, ero una ribelle ma per piacere agli altri, in realtà ero timida, riflessiva. Un po’ border line, tra la follia e la tristezza. Le fughe in motorino di nascosto a mia madre, che mi imponeva il coprifuoco…”, ha confidato l’attrice. “Le amiche mi prendevano in giro per i denti grandi e perché ero piatta, mi chiamavano surf. Rinforzavo il reggiseno con i calzini. In una bancarella trovai un costume imbottito, le mie amiche maggiorate, un po’ crudeli, mi dicevano: perché il costume d’inverno?”.
Poi la svolta arrivata con la carriera nel cinema: “Sono partita da casa con un bagaglio vuoto, pochi film visti, pochi libri letti. Volevo dimostrare che ce l’avevo fatta. Ma sono rimasta un lupo solitario. Durante il lockdown mi sono rintanata a casa a vedere film su film. Sono un misantropo, mi devono spingere per andare sul red carpet”, ha concluso Micaela Ramazzotti.