Il ritorno di Robinho al Santos aveva tutti i connotati della bella storia romantica, ma è diventato un incubo a occhi aperti. La nuova vita dell’ex Real Madrid, Manchester City e Milan nel club che lo aveva lanciato nel grande calcio è durata solo sette giorni: ufficializzata il 10 ottobre, appena una settimana dopo il club ha annunciato la rescissione contrattuale. Robinho era tornato per concludere la carriera, aveva accettato anche uno stipendio simbolico – si parla di “appena” 230mila euro – eppure i suoi errori del passato sono tornati a farsi vivi. Quello che ne è scaturito è un climax di accuse e menzogne che hanno gettato nuove ombre sul calciatore. Ma andiamo con ordine: è il gennaio 2013 quando Robinho, allora giocatore del Milan, violentato sessualmente una ragazza di 23 anni di origine albanese. Il calciatore ha sempre negato ogni sorta di accusa, definendo il rapporto avuto con la donna come consenziente. Il tribunale di Milano non ci ha creduto e ha condannato Robinho per stupro a 9 anni di carcere. Durante il processo però, il brasiliano aveva lasciato l’Italia per tornare in Brasile e poi proseguire la sua carriera tra la Cina e la Turchia. Per questo, la condanna non si è mai trasformata in realtà.
Arriviamo così a ottobre 2020, quando, in cerca di rilancio dopo aver terminato la sua esperienza all’Istanbul Basaksehir, Robinho aveva accettato di tornare, per la quarta volta, al Santos. La storia però è nata male e non poteva che finire peggio. Il giorno seguente all’ufficialità dell’accordo, uno degli sponsor del Santos, la Orthopride, società che si occupa di ortodonzia ed estetica, per bocca del suo direttore operativo Ricard Adams aveva comunicato la decisione di ritirare la sponsorizzazione della squadra, spiegando così le motivazioni: “Abbiamo grande rispetto per la storia del Santos, ma la nostra clientela è per la maggior parte composta da donne e per rispetto delle donne che consumano i nostri prodotti, dobbiamo prendere questa decisione”. Adams ha aggiunto che nessuno li aveva informati della trattativa in corso tra Robinho e il Santos, dicendo di essere stati colti di sorpresa. Se la seconda parte della dichiarazioni sa tanto di tentativo per tirarsi fuori dalla vicenda, la decisione di togliere la sponsorizzazione è molto concreta, ed è segno di come nessuno si sia dimenticato del passato oscuro dell’ex nazionale brasiliano. Il malcontento della Orthopride non è stato il solo del mondo Santos: sin dai momenti successivi all’annuncio, sia alcuni membri del club sia alcuni tifosi hanno espresso il proprio scetticismo per questo acquisto, considerando anche la grave situazione economica del club, che tra l’altro prossimamente si vedrà ufficializzare dalla Fifa una squalifica per aver commesso delle irregolarità nel trasferimento dei calciatori, con la conseguente esclusione dal mercato.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso l’ha versata il canale brasiliano Globo Esporte, che ha diffuso l’intercettazione, decisiva nella decisione della giustizia italiana di condannare Robinho, in cui proprio il diretto interessato parla dell’accaduto con il musicista Jairo Chagas, che suonava nel locale in cui avvenne il fatto: “Rido – dice Robinho al telefono – perché non me ne importa niente. La ragazza era totalmente ubriaca e non si è neanche resa conto di cosa stesse succedendo”. Queste affermazioni hanno definitivamente indignato la stampa e i tifosi brasiliani, che hanno chiesto a gran voce di allontanarlo dal Santos. Il club quindi ha preso la decisione definitiva, comunicando di aver rescisso il contratto con Robinho per permettergli di concentrarsi sulla sua causa. Anche il ministro brasiliano dei diritti umani, della famiglia e delle donne, Damares Alves, è intervenuto sulla vicenda, chiedendo che Robinho sia messo in carcere, invocando per lui la più totale giustizia senza “farsi condizionare dal fatto che sia un calciatore”. E Robinho? Non ha potuto che accettare la cosa e in un video pubblicato sui suoi social ha detto che il suo unico intento è sempre stato quello di aiutare il Santos, dicendosi pronto a farsi da parte se la sua presenza non è gradita. Ha anche aggiunto la volontà di dimostrare a tutti la sua innocenza, sostenendo ancora una volta la teoria secondo la quale la donna fosse totalmente consenziente.
Perché Robinho vada effettivamente in carcere, la giustizia italiana dovrebbe chiedere l’estradizione, avviando una serie di richieste formali lunghe e complesse. Con ogni probabilità Robinho troverà il modo di evitare la condanna, ma è certo che la sua storia d’amore con il Santos e con il calcio brasiliano è arrivata a un punto morto.