Doccia gelata a Napoli. La multinazionale statunitense Whirlpool ha confermato che tra meno di 10 giorni lo stabilimento locale chiuderà. I lavoratori della fabbrica sono circa 350 che raddoppiano se si considera anche l’indotto. “Dopo 18 mesi, sebbene gli sforzi messi in campo siano stati importanti e unici, il mercato su Napoli non è cambiato. Quindi confermo quanto abbiamo già detto un anno fa. Il 31 di ottobre la produzione su Napoli cesserà”, ha affermato detto il vice presidente Emea (Europa, Medio Oriente ed Africa) di Whrilpool, Luigi La Morgia nel corso dell’incontro avuto questa mattina con il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, Giuseppe Provenzano, sindacati e rappresentanti di regione ed enti locali.

“Abbiamo cesellato tutti gli strumenti che potevamo costruire per incentivare la permanenza di Whirlpool a Napoli. E prendere atto che dopo tutto questo la decisione non è cambiata ci porta a essere in sofferenza e difficoltà per quei lavoratori. Io personalmente ero convinto che ci fossero le condizioni per continuare, prendiamo atto che così non è. Informerò il governo in consiglio dei ministri questa sera”. Così, a quanto riferiscono fonti sindacali, ha replicato il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. “Una decisione grave e inaccettabile sia per quanto riguarda l’irrilevanza dei mutamenti economici di questi ultimi mesi sia a fronte delle politiche messe in campo dal governo”. Così invece il ministro Giuseppe Provenzano. “Il Governo ha messo in campo strumenti unici, arrivando ad offrire un pacchetto da oltre 100 milioni alla multinazionale tra taglio del costo del lavoro, fondo perduto, fondo per le crisi d’impresa, fiscalità di vantaggio e prestiti garantiti”. Ha rimarcato il sottosegretario al Mise, Alessandra Todde. “Chiudere Whirpool in questo periodo di recrudescenza della diffusione del contagio ed in piena esplosione della pandemia sociale ed economica è un atto che la città di Napoli ed il Paese non possono accettare. Il Governo eviti subito questa sciagura” afferma il sindaco di Napoli, Lugi de Magistris.

Durissima la presa di posizione della Fiom-Cgil: “Di fronte alla conferma della chiusura dello stabilimento di Napoli risponderemo con lo scontro sociale. I lavoratori chiedono risposte concrete al Governo. Chiediamo un intervento del Presidente del Consiglio Conte per la convocazione urgente di un incontro. La vertenza Whirlpool è emblematica dell’autorevolezza del nostro Paese”, afferma Barbara Tibaldi. Il leader della Uilm Rocco Palombella si rivolge al ministro dello Sviluppo Economico: “Patuanelli deve prendersi le sue responsabilità. Whirlpool non se ne può andare. Altrimenti diventa la vergogna italiana. Diamo indicazioni precise di quello che si vuole fare. Dove stanno i progetti di Invitalia? La Multinazionale aveva già deciso di andarsene. Altrimenti è aria fritta. Io non li prendo in giro i lavoratori. Una volta per tutti chiariamo cosa vogliamo fare”.

Alla luce di quel che sta emergendo dall’incontro i 6 stabilimenti italiani del gruppo sono scesi in sciopero. A Siena a Varese e Comunanza, come riferiscono i sindacati, i siti sono al momento vuoti e fermi.

Non un fulmine a ciel sereno, tuttavia. Già alla fine dello scorso luglio i vertici Whirlpool avevano ribadito l’intenzione di chiudere, rilanciando però con un piano di investimenti per la produzione in Italia. Negli scorsi anni si era palesato anche un compratore, la svizzera Passive Refrigeration Solution, il cui piano di rilancio appariva piuttosto opaco e poi uscita di scena denunciando comportamenti poco trasparenti di Whirlpool nel corso della trattativa. Quella dello stabilimento napoletano è una storia tormentata, sono anni che la proprietà minaccia la chiusura nonostante i cospicui sostegni pubblici ricevuti. Nell’ottobre 2018 Whirlpool aveva firmato un’intesa che prevedeva da un lato la cassa integrazione e dall’altro il rilancio degli stabilimenti italiani con il rientro di alcune produzioni dalla Polonia

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