Il presidente di Confindustria Carlo Bonomi non si arrende. Lui no. Nonostante si senta accerchiato da un dilagante “sentimento anti-industriale” (che sinora è tradotto in aiuti pubblici alle aziende per 50 miliardi di euro), continua a combattere. Lo ha ribadito oggi nel suo intervento all’assemblea di Confindustria Val D’Aosta. “Noi non ci arrendiamo nonostante in questi mesi abbiamo visto una recrudescenza della pandemia e del sentimento anti-industriale. Possono dipingerci anche nel modo peggiore chiamarci prenditori ma il nostro impegno non cambia”, ha affermato il leader degli industriali. “Il Paese è in difficoltà, con l’aggravante che è venuta meno la fiducia, ha proseguito Bonomi. “E’ venuta meno la fiducia nelle istituzioni che ci guidano, nei provvedimenti che vengono presi, nei comportamenti dei vicini. A noi tocca ancor di più essere il collante di una fiducia che venga dal basso. Perché solo con la responsabilità nostra e degli individui possiamo uscirne insieme”. Coerentemente con la volontà di restaurare “un clima di fiducia nel paese”, in questi giorni Bonomi ha continuato a proporre di non rinnovare il blocco dei licenziamenti (che non grava sulle imprese in quanto finanziato con la Cig).
E poi ancora: “La manifattura italiana ha dimostrato la sua grande resilienza nel momento in cui il Paese, dal punto di vista economico, ha rallentato ed è entrato in crisi. Interi comparti hanno segnato il passo mentre la manifattura ha dimostrato che aveva investito nei suoi prodotti, in innovazione, tecnologia e formazione delle risorse umane”. Bonomi ricorda come questo sia un “un momento difficile per noi e per il Paese. Pensavamo che tutto fosse passato invece ci troviamo ora con dei dati difficile. Noi avevamo già detto che il Paese avrebbe chiuso con un -10% del Pil quest’anno che in numeri assoluti significa 180 miliardi in meno nella nostra economia”. Che per Bonomi il momento sia difficile è fuori di dubbio. La sua linea alla guida di Confindustria registra ogni giorno una nuova defezione. Nei giorni scorsi le associazioni dell’industria alimentare hanno riavviato le trattative con i sindacati per il rinnovo del contratto. Sul tavolo ci sono anche aumenti in busta paga, che Bonomi vede come la peste. Al punto che Unionfood, che raggruppa colossi come Barilla o Ferrero e rea di essersi accordata con i sindacati già lo scorso luglio, è stata deferita ai probiviri di viale dell’Astronomia. Qualche ritocco agli stipendi è previsto anche nel nuovo contratto siglato ieri da Federlegno Arredo e sindacati.
Infine il presidente degli industriale si esercita come collante. “Abbiamo spiegato agli imprenditori come districarsi in una selva di Dpcm che piovevano nel Paese ma che poi non erano molto chiari. Confindustria sta svolgendo un ruolo importante a supporto degli imprenditori. Molti che era disillusi dal nostro sistema ora hanno capito l’importanza di Confindustria e delle sue strutture”. Arriva però una stoccata contro la scuola. “L’impresa è l’unico ambiente dove si fa formazione” afferma Bonomi spiegando che “Purtroppo la scuola ci ha insegnato che in molti anni ha fatto tante riforme, ma erano rivolte solo a chi ci lavorava e non a chi le frequentava. E noi abbiamo dovuto anche sopperire a queste carenze”.