Da alcuni giorni a Genova, centro del picco epidemico da coronavirus della prima Regione italiana (assieme alla Valle d’Aosta) a rientrare nella lista delle zone considerate ad alto rischio sanitario dall’Unione europea, le code al pronto soccorso si accumulano. Tante ambulanze fuori ad attendere assieme ai pazienti in barella, decine gli accessi di pazienti Covid che necessitano di ossigenazione. “Un ingolfamento dovuto anche al ricorso massiccio all’ospedalizzazione – sottolinea il direttore del dipartimento regionale emergenza-urgenza Angelo Gratarola – in altre Regioni dove è più forte la medicina sul territorio questo non è avvenuto. La situazione è di pressione ma siamo preparati, certo un aumento a questi ritmi può essere sostenibile fino a un certo punto e deve rientrare nell’arco di una decina di giorni, se i provvedimenti presi dalle istituzioni sortiscono l’effetto desiderato, altrimenti bisognerà fare di più”. Contattati telefonicamente alcuni operatori dei pronto soccorso, confermano a ilfattoquotidiano.it che le code di ambulanze, in attesa fuori dalle strutture ospedaliere, riflettono un affanno presente in corsia: “Abbiamo tanti pazienti ad alta intensità assistenziale, anche 15 pazienti con il casco per l’ossigenazione, una situazione per certi versi peggiore di quella vista a marzo, certamente mai vista prima”. Per correre ai ripari ora il piano della Regione è quello di riaprire in tempi brevi due strutture ospedaliere da dedicare esclusivamente ai casi Covid. Intanto la procura di Genova ha aperto un fascicolo di indagine per approfondire il caos nei pronto soccorso cittadini.
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